Il Metauro
notizie dalla valle del Metauro

I racconti di Marco, la famiglia Petrucci

Marco Manoni ricorda le famiglie che vivevano a Lucrezia negli anni '40 e '50. In un immaginario itinerario ci racconta le storie dei vari componenti

marco manoniLUCREZIA – Continuo a percorrere via Corvina. Dopo la famiglia Ricci Turizio, c’erano i Petrucci soprannominati Bughetta.
La famiglia era composta dai genitori Evaristo e Cecilia. Avevano cinque figlioli: Lina, Vanda, Antonio, Oliana e Franco.

Evaristo, il papà, era un uomo basso di statura ma robusto, piedoni piatti ed una grossa linguona quando parlava sembrava avesse sempre la bocca piena.
Lo ricordo come instancabile lavoratore e anche lui era diventato dipendente della Fornace de Pipa. Era un accanito cacciatore. In inverno cacciava le anatre selvatiche nei pressi del fiume Metauro, passava le notti nascosto in una buca tra la ghiaia, avvolto in giacche e coperte.

Cecilia, sua moglie, provvedeva a togliere le penne all’anatra e la notte successiva, l’appendeva all’aperto in quanto le basse temperature conferivano un buon sapore alla carne di quel volatile che, abbinata ad una polenta, era la gioia di tutta la famiglia.

Anche Cecilia faceva parte delle donne che guadavano il fiume Metauro, falciava le erbe per le bestiole di casa soprattuto conigli, pecore e vitellini da ingrasso.

Ricordo che i contadini del Conte Albani avevano dei medicai (campi di erba medica) molto rigogliosi perché potevano essere irrigati proprio con le acque dell’omonimo canale.

Lina, la figlia maggiore, una bella giovane, andò sposa a Gino Antonelli soprannominato Pirossa.

Antonio, il secondo figlio, lo ricordo con i capelli ricci, dal carattere allegro e simpatico. Il suo mestiere era il muratore e tutti lo chiamavano Toni de Bughetta.

Vanda, la sorella minore, era una giovinetta carina, capelli neri, viso dolce ed una carnagione chiara perché non bazzicava la campagna essendo un’apprendista ricamatrice. Più tardi andò sposa a Mario Santinelli, un giovane contadino mezzadro che viveva sulla collina della Villa Adanti.

Oliana punultima figliola di Evaristo e Cecila aveva un viso dolce e carino, capelli riccioluti, un aspetto sereno, camminava un po’ sciancata per un problema ad una gamba. Finite le scuole elementari andò a lavorare come apprendista sarta. Quando fu maggiorenne emigrò in Svizzera finché riuscì ad acquistare un piccolo appartamento a ridosso della strada Flaminia.

Rimane l’ultimo della nidiata. Si chiamava Franco. Anche se di qualche anno più giovane di me siamo stati amici. Aveva tante qualità: sincero, altruista e simpatico. Anche Franco emigrò in Svizzera, si sposò con una giovinetta del nord Italia, costruirono una casetta nella zona Viali, ebbero due figli, credo, e decisero di tornre a vivere a Lucrezia.
Franco si ammalò e con lui se ne andò tutto un sogno costruito con fatica.

Dio che bel ricordo mi rimane della famiglia Petrucci soprannominata Bughetta!

LEGGI GLI ALTRI RICORDI

La scuola nell’aia della maestra Giulia
Una lucreziana a “Lascia o raddoppia”
La giostra alla festa del Beato Sante
L’osteria della bella Evelina
Peppino de Baltran
La famiglia Antognoli, Levrin
La famiglia “Madori e il miracolo del solaio crollato
La famiglia Vampa, detta Crucin
Felice e la Dina dla Posta
Arsenio de Rok
La generosità della famiglia Marcolini
L’ICA e gli anni del riscatto sociale
Il rito della mietitura del grano
Giusep dla Rosa e la sua porchetta
Una stella del calcio nella famiglia Perlin
I Cardoni e l’incidente bellico di Enzo
Lucrezia e i suoi parroci
La famiglia di Gnero dla Arduina
La famiglia di Ersilio “el spranghin”
A parlar di politica con i figli di Gigin de Facciasecca
Enrico Guidi e i Lali
La famiglia Ciacci detta “Baccarini
La famiglia Baviera e Vicenzo segretario comunale
Le tante anime della famiglia Crucini
La famiglia di Berto del fabbro
I Curina di via Corvina
La famiglia Ricci di via Corvina

altri articoli