Il Metauro
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I ricordi di Marco, l’osteria della bella Evelina

Continua il racconto di Marco Manoni delle famiglie che abitavano Lucrezia negli '40 e '50.

marco manoniLUCREZIA – Marco Manoni, continua il suo viaggio nei ricordi delle famiglie che popolavano il tratto lucreziano della via Flaminia negli anni quaranta e cinquanta.

Poco dopo la famiglia Beltrami, proseguendo lungo la via Flaminia, c’erano i Martini, così li chiamavano tutti, io no ho mai saputo il loro vero cognome anche perché dopo il passaggio del fronte di guerra andarono ad abitare a Pesaro.

Erano marito e moglie, lui si chiamava Martino e da lì viene il loro soprannome. Sua moglie si chiamava Ida ed avevano una sola figliola di nome Evelina. Marino lo ricordo appena perché morì nel 1947 circa, aveva un fisico robusto, era alquanto taciturno e di mestiere faceva il carrettiere.

Mentre ricordo Ida, sua moglie, una bella donna, alta e mora, più giovane del marito. La figlia Evelina, ormai giovinetta, aprì un’osteria. Eravamo sotto il regime fascista ed il locale venne chiamato “Dopolavoro” ed era bazzicato dalle camicie nere lacchè del regime mussoliniano.

Evelina era una giovane molto bella con tanti corteggiatori ma non fu tanto fortunata. Ci fu un fidanzamento sbagliato, rimase incinta, divenne mamma di due splendidi gemelli che chiamerà Giorgio e Giulio, purtroppo seguì l’abbandono del codardo spasimante

Nel suo “Dopolavoro” c’erano tanti clienti, in fretta lei serviva soprattutto vino con mezzi litri e bicchieri ed era ammirata da tutti per la sua dolcezza e bellezza.

Io avevo quattro, cinque anni. Così seguivo babbo la domenica pomeriggio e qualche volta ci fermavamo con i conoscenti di mio padre. Ricordo la volta che, ad un tratto, entrarono delle camicie nere. Sopra una vecchia cassapanca era posizionata una radio, l’accesero e subito echeggiarono i proclami del tribuno Mussolini.

Ad un tratto i clienti smisero di giocare a carte e, in silenzio assoluto, dovettero subire le parole cadenzate del capo indiscusso del nostro Paese. Rimasi un po’ smarrito e chiesi al mio babbo perché quel cambio repentino, lui sottovoce disse che dovevano obbedire altrimenti le camicie nere ci avrebbero complicato la vita.

Nonostante questi episodi, nel mio ricordo da bambino della famiglia Martini rimane la bellezza della splendida Evelina e di Giorgio e Giulio, i suoi due splendidi figlioli.

Dopo poco tempo dovemmo subire il passaggio del fronte di guerra, con tanta paura, case demolite, morti e feriti: un vero disastro. Questo tragico avvenimento rimane come una ruga nel profondo del nostro cuore e della nostra mente.

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