Scuola di via Rigoni a Pesaro, sempre gli alberi a farne le spese
Abbattuti quattro alberi per esigenze progettuali dovute alla riedificazione della scuola. Si continua a non capire che preservare le piante non è la stessa cosa che ripiantumare
PESARO – Lo scorso 22 settembre in quello che ora è il sedime della Scuola dell’Infanzia “Skarabokkhio” in via Rigoni sono stati abbattuti 3 grandi tigli ed un bell’esemplare di pino d’Aleppo: per esigenze progettuali legate alla ri-edificazione della nuova scuola per la quale sono già iniziate le opere di sbancamento.
“Ancora una volta – si legge nella nota dell’Associazione La Lupus in Fabula – ne fanno le spese gli alberi, gli incolpevoli alberi che hanno dato ombra, ossigeno, vita per decine di anni e che improvvisamente, “perché il progetto prevede quello” vanno abbattuti, senza altra ragione: erano alberi sanissimi e con ancora potenzialmente una lunga e fruttuosa vita davanti; ma, poveretti, si sono di colpo trovati “nel posto sbagliato”; e chi ha deciso che quello era il posto sbagliato? I Tecnici progettisti della nuova scuola, con il beneplacito dell’amministrazione comunale, ovviamente e purtroppo.
Ma ci chiediamo e chiediamo ai competenti Tecnici, sia privati che del Comune, agli Amministratori Pubblici del settore: con una maggiore attenzione, lungimiranza, doverosa comprensione del valore ecosistemico di alberi di quella portata, si sarebbe potuta apportare una qualche modifica al progetto, tale da salvare queste importanti presenze nel nostro tessuto urbano? Ne vengono compresi il valore, l’importanza, attuale ed in prospettiva, in funzione della rivoluzione climatica in corso ormai da anni e che si protrarrà purtroppo per chissà quanto tempo ancora?
La giustificazione che ci viene data – scrivono dall’Associazione – ogni volta che si abbattono alberi da parte pubblica, è quella che al posto di quelli stesi al suolo, ne verranno piantati il doppio, che normalmente sono alberelli di 2/3 anni di vita, poco più grandi di una canna; che, poi, se non protetti, seguiti, gestiti, corrono il concreto rischio di seccarsi; è una risposta del tutto inaccettabile e chiunque abbia un minimo di competenza al riguardo lo sa benissimo; si dovranno attendere almeno 30 anni per ricevere dagli alberelli piantati ora pari benefici di quelli abbattuti oggi senza tanti complimenti.
Abbiamo, hanno capito (i “decisori”) che la nostra salvezza potrà venire proprio dagli alberi, oltre che dalle altre modalità di “mitigazione” del riscaldamento climatico; alberi da salvare innanzitutto, poi da piantare“.