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I racconti di Marco, la famiglia di Berto del fabbro

Marco Manoni ricorda le famiglie che vivevano a Lucrezia negli anni '40 e '50. In un immaginario itinerario ci racconta le storie dei vari componenti

marco manoniLUCREZIA – Continuo a scendere sul lato nord della strada Flaminia e troviamo la famiglia Ambrosini. Il capo si chiamava Berto, di mestiere faceva il fabbro, da qui il soprannome “Berto del fabbro”. Berto era sposato con Enrichetta. Avevano messo al mondo tre figlioli: Livio, Ezio e Maria.

Berto era un uomo piccoletto di statura, buono e simpatico. Dopo il passaggio del fronte di guerra ricostruì la propria casa riservando un ampio locale per la sua bottega di fabbro.

I suoi figli, Livio e Ezio, erano ormai esperti del mestiere ed avevano una numerosa clientela composta soprattutto da contadini.

Erano quelli i tempi in cui il fabbro, il calzolaio, il sarto vivevano in condivisione con i contadini. Per i loro servizi venivano pagati con grano alla trebbiatura, granoturco per la polenta dopo lo spannocchiamento, un galletto nel periodo dei Santi, un cestino di uova a Pasqua, ogni tanto fagiolini, insalata e ciò che produceva la campagna: una vera e propria condivisione. Ricordo Enrichetta che si preoccupava di trasformare questi prodotti in gustosi piatti.

Io ero ancora un fanciullo quando andavo nella bottega da fabbro per affilare il taglio del vomero dell’aratro, le tagliole della trinciaforaggi e altro.

Molto spesso mi impiegavano a far girare la forgia. Quando il vomero diventava rosso fuoco, Berto, Livio ed Ezio, a turno, con un pesante martello affilavano il taglio con grande perizia.

Il lavoro del fabbro non finiva qui. Anzi spesso si andava a casa dei contadini ad aggiustare gli zoccoli delle mucche e a ferrarle. Le mucche infatti spesso percorrevano le strade attaccate al biroccio, mancando i ferri, si rischiava di rovinare gli zoccoli.

Questo accadeva soprattutto in inverno quando si andava al fiume e si riempiva il biroccio di ghiaia per la manutenzione delle strade comunali o, in autunno, durante il trasporto dell’uva nella cantina del padrone a Fano.

Nel frattempo Livio si sposerà con Nazzarena, Ezio con Iole e Maria si unirà in matrimonio con un giovane romano ed andrà a vivere nella capitale. Erano tempi difficili, segnati dalla guerra, dall’arretratezza e dalla miseria. Ma tutto si superava grazie all’amicizia e alla condivisione. Serbo, ancora oggi, un bel ricordo della famiglia di Berto del fabbro.

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