Il Metauro
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I ricordi di Marco. La macchina da corsa di Silvio

Marco Manoni continua il suo racconto, a puntate, delle famiglie che abitavano Lucrezia negli anni '40 e '50.

marco manoniLUCREZIA – Continuo a percorrere la via Flaminia, attraverso via Giotto. Proprio all’angolo c’era una bella casa costruita da poco con un ampio giardino. Vi abitavano i Rondina, soprannominai Travcel.

Il capofamiglia di nome Silvio e la sua sposta Angelina avevano due figlioli di nome Agostino e Maria Cristina. La ricordo una famiglia agiata, erano proprietari terrieri. Silvio era diplomato perito agrario. Erano anche i tempi in cui si costruivano nuove case e la gente viveva in condivisione in agricoltura. Era già importante sbarcare il lunario con vitto e alloggio.

Un perito agrario come era Silvio si occupava di compravendita di terreni agricoli tra proprietari oppure del subentro di un nuovo contadino nella gestione del terreno. Occorreva valutare l’entità dei beni lasciati che sarebbero andati a favore di chi subentrava.

I beni erano essenzialmente: i bovini nella stalla, la quantità di paglia e fieno che rimanevano nei pagliai e tutto ciò che di valore c’era in una casa contadina.

Silvio era un uomo buono, di grande fede. Oltre la messa domenicale, frequentava la chiesa anche nei giorni feriali. Lo ricordo ancora chino sul banco assorto nella preghiera. Così era anche sua moglie Angelina, molto impegnata in parrocchia.

Agostino, il figlio, aveva la mia stessa età. La nostra amicizia risale ai tempi della scuola elementare. Lui continuò gli studi fino a diventare commercialista completando quella bella stagione con il matrimonio con una dolce e bella giovinetta fanese di nome Annalisa.

Maria Cristina, la sorella di Agostino, la ricordo molto bella, sembrava una miss! Era intelligente e simpatica. Si sposò con un giovane del nord Italia, l’ho rivista molto raramente.

Silvio Rondina aveva un hobby ed erano le macchine da corsa. Partecipò anche a qualche importante competizione e per noi fanciulli era un mito. Noi ragazzi eravamo iscritti all’Azione Cattolica e ci ritrovavamo il pomeriggio a casa di Agostino la quale era vicino alla chiesa.

Un giorno babbo Silvio era fuori per lavoro e Agostino prese le chiavi del garage e ci mostrò la macchina da corsa di suo papà.

Che emozione è stata per noi figli di contadini che al massimo avevamo a disposizione una vecchia e malandata bicicletta! Vedendo quel “mostro” rimanemmo folgorati! Un ricordo che è rimasto impresso nella mia mente per tutta la fanciullezza!

Ecco perché porto nel mio cuore un bel ricordo della famiglia Rondina, soprannominata Travcel!

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