Il Metauro
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I ricordi di Marco. I cavolfiori de Coradella

Marco Manoni continua il suo racconto "a puntate" delle famiglie che abitavano Lucrezia negli anni' 40 e'50.

marco manoniLUCREZIA – Sono ancora sul viale della Stazione e continuo a scendere verso la ferrovia. Dopo i Marcolini c’era il deposito carburanti Berloni Petroli.

Un grande piazzale con cisterne contenenti petrolio e tanti bidoni. Qui l’operaio Nazzareno Cassia preparava nafta, benzina, miscela e accatastava tutto con perizia.

Al centro si trovava un bugigattolo che fungeva da ufficio vendite gestito da Eugenio Barberini.  Tutta l’area era chiusa da un alto muro di cinta, sul lato del viale invece c’era un cancello in ferro da cui entrava ed usciva il motocarro con una piccola cisterna guidato da Pietro Racchini che distribuiva a domicilio il carburante a tanti clienti.

Più tardi con l’avvento della motorizzazione arrivarono le autobotti che consegnavano gasolio a domicilio e alle tante stazioni di servizio distribuite in due, tre regioni d’Italia. Eugenio Barberini andò in pensione e al suo posto entrò il ragioniere Bacchiocchi.

Supero il deposito Berloni e sulla sinistra trovo una casetta in cui abitavano due sorelle, entrambe nubili. Una era insegnante era conosciuta da tutti come la signora Luisa, l’altra sorella si chiamava Ines, il loro cognome era Omiccioli.

Ricordo che la signora Luisa, appena passato il fronte, insegnò anche nella mia classe. Era una signora tutta d’un pezzo, seriosa, direi non proprio simpatica.  Di loro non ho altre informazioni perché dopo qualche anno Luisa andò in pensione. Le due sorelle finirono in un istituto per anziani e la signora Luisa resistette fino a lambire il secolo di vita.

Continuando lungo il viale, sulla destra c’era un’altra casa. Qui vi abitavano i Bargnesi. Lui si chiamava Fortunato, la sua sposa Aurora, avevano due figlioli Walter e Carlo. Anche loro avevano un soprannome: Coradella.

Ricordo che avevano un capiente magazzino dove selezionavano frutta e verdura, in particolare cavolfiori una coltura che aveva preso piede nella vallata dopo l’arrivo dell’energia elettrica. In questo modo infatti era possibile irrigare le coltivazioni con pompe spinte dai motori elettrici.

Anche a casa nostra si coltivavano cavolfiori. Ricordo quando con il biroccio trainato dalle mucche li portavamo a cernere dalle donne dirette da Aurora nel magazzino dei Bagnesi.

Nel periodo marzolino, i cavoli fiorivano in abbondanza, così lungo il viale della Stazione si creava una lunga fila. Io rimanevo sul biroccio con le redini in mano mentre babbo ciaccolava con i tanti amici contadini.

Più tardi Walter, il figlio di Fortunato e Aurora, prese la guida dell’azienda agricola di famiglia con lo zio Igino. Carlo invece fece il camionista guidando autotreni di loro proprietà.

Nella mia mente porto il ricordo di una famiglia onesta e socievole. Questi erano per me i Bargnesi, soprannominati Coradella.

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