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Asmae Dachan: “Le donne siriane non si arrendono”

asmae dachan donne sirianeMONDOLFO – Raccontare la guerra in Siria, un conflitto che dura da sette anni e che miete civili come pedine di un malvagio Risiko in cui ormai non si conoscono più le motivazioni né le strategie messe in atto dai numerosissimi attori che vi partecipano. Una guerra civile nata come rivolta di un popolo contro la dittatura che ormai è diventata tutt’altro. Perché il conflitto in Siria ormai non è più solo “cosa dei siriani” ma è soprattutto un affare internazionale, una “terza guerra mondiale combattuta in terra siriana” come lo ha definito Asmae Dachan, ambasciatrice di pace, giornalista professionista e scrittrice italo-siriana ospite a Mondolfo per la conferenza dal titolo “La guerra non è donna. Voci dalla Siria” organizzata all’interno delle iniziative per il premio nazionale denominato “Il Coraggio delle donne” nato in occasione del Centenario delle “11 eroine di Marotta”.

“Se vuoi raccontare la Siria vieni a Homs”, sono le parole che un diciottenne siriano ha consegnato alla giornalista durante un colloquio avvenuto via Skype e che Dachan ha trasformato in un trailer con le immagini girate in Siria, fotogrammi che ormai siamo abituati a vedere nei telegiornali o in rete e che purtroppo hanno smesso di scioccarci ma è soltanto continuando a non girarci dall’altra parte che possiamo fare qualcosa per la Siria. Lo sa bene Dachan che ha sangue siriano ma in Siria non è mai vissuta, si è recata soltanto per realizzare un importante reportage: “La prima volta che ho messo piede in Siria l’ho fatto clandestinamente, ho sentito l’esigenza di calarmi nella realtà siriana vivendo in mezzo agli sfollati, diventando una di loro. Il primo ricordo che ho di Aleppo, una città bellissima che avevo visto nelle fotografie mostratemi dai miei genitori, è un odore. Inizialmente credevo fosse l’odore dei cassonetti in fiamme ma solo dopo ho saputo essere l’odore della morte, dei corpi che si stavano decomponendo sotto le macerie. Corpi che erano lì anche da 4-5 giorni, in attesa di essere estratti”.

Dall’inizio del conflitto in Siria oltre 50 mila persone hanno perso la vita, 10 mila sono le donne detenute per reati politici, 6 milioni di siriani sono sfollati su una popolazione di 22 milioni di persone, 2 milioni e 800 mila bambini non vanno a scuola, 12 milioni di siriani non hanno più acqua potabile perché gli acquedotti vengono bombardati e i pozzi avvelenati, nel 2017 c’è stato un incremento: del 50% di bambini morti rispetto all’anno precedente, questa è la cosa più terribile della guerra in Siria, il fatto che il 70% della popolazione siriana è minorenne e che il prezzo più alto è proprio quello pagato dai bambini, le prime e più numerose vittime del conflitto. Ben 244 bambini sono detenuti e sono 165 le strutture sanitarie e le scuole colpite lo scorso anno.

Il corpo delle donne è diventato terreno di conquista ed ogni schieramento ha una cosa in comune: gli abusi perpetrati sulla pelle delle donne. Nonostante tutto questo le donne siriane reagiscono. Molte sono entrate nella croce rossa o nella protezione civile, altrettante sono diventate insegnanti. Numerose sono anche le donne medico che pur potendo hanno scelto di non andarsene, di restare per tentare di salvare la vita alle persone pur senza mezzi e senza strutture adeguate. Dachan ha poi tracciato i profili di donne che non “dobbiamo mai dimenticare, donne che non hanno mai smesso di lottare e che vogliono rialzarsi”, donne come l’attrice e combattente Fadua Suleiman, Razan Zaitouneh l’avvocatessa e attivista rapita nel 2013,Youssra Mardini, la campionessa olimpionica fuggita a causa delle persecuzioni la quale durante la traversata a bordo di un gommone ha nuotato per oltre tre ore, insieme ad una amica, per portare in salvo tutto il gruppo di profughi che era con loro.

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