FANO – Ogni favola che si rispetti ha la sua brava morale sulla quale riflettere. E che capitan Carpani e compagni abbiano compiuto qualcosa di grandioso è fuori del benché minimo dubbio. Per dirla tutta ed a loro pieno onore, non abbiamo tema di affermare che si è trattata di una delle più grandi soddisfazioni che questo vecchio cuore granata (che ne ha viste di cotte e di crude) ha sperimentato nell’ultimo mezzo secolo o poco meno.
E’ stata un’impresa vera e propria, questa salvezza conquistata con innegabile merito sul campo, contro tutto e contro tutti. In barba alle incertezze e al logorio mentale creati dalla pandemia, ad una classifica che vedeva l’Alma sfavorita, ad un avversario, il Ravenna, ricco sì di nomi altisonanti e di prestigioso blasone ma arrivato tremendamente povero di risorse fisiche ed interiori all’appuntamento con la storia.
L’esatto contrario della truppa comandata da par suo da quel fine stratega che è Alessandrini, che, coadiuvato in questo dallo staff atletico, è stato capace di motivare al meglio i suoi uomini, mettendoli nella condizione di interpretare i due match della vita in maniera ottimale.
Lucida, concentrata, fresca e cinica, la squadra ha letteralmente fatto a brandelli una rivale apparsa sin da subito alla canna del gas, con un clamoroso ribaltamento dei valori che neppure il più ottimista dei tifosi avrebbe preventivato. In alto i cuori, dunque, perché quanto fatto è degno dei più elevati osanna.
Ma guai a trascurare gli insegnamenti che il fantastico evento ci regala. Il primo è che il calcio è per chi se ne intende, non per i venditori di fumo che purtroppo vanno per la maggiore.
Un tecnico del carisma, dell’esperienza e dell’attitudine all’insegnamento di Alessandrini, sempre che se la senta di proseguire, va confermato a furor di popolo. Immediatamente. E insieme a lui il pacchetto di giocatori ancora sotto contratto, che, ne siamo certi, cresceranno ancora e costituiranno il nocciolo duro dell’organico che verrà, ovviamente integrato nei punti apparsi più deboli.
Altra considerazione doverosa è che a questi livelli non si può rinunciare ad un direttore sportivo come Dio comanda, perché gli errori di mercato si pagano poi a caro prezzo, in termini sia tecnici che economici, e non è sempre possibile correre ai ripari in extremis per tentare di salvare il salvabile.
Cessata l’eco delle celebrazioni, patron Gabellini mediti sulle risultanze di ciò che è stato ed impari alla buon’ora a circondarsi delle persone giuste messe al posto giusto. E, almeno stavolta, eviti di rimettersi a sfogliare la margherita estiva dell’ormai stantio ‘resto, mollo tutto, ma sì alla fine rimango’.
Cavalchi al contrario l’onda lunga di questo palpabile entusiasmo che contagia l’ambiente e rilanci alla grande. Per far sì che quella che poteva essere una misera fine divenga un nuovo brillante inizio. Foriero di altra gloria futura.