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“Quale maggioranza e quale minoranza a Fossombrone?”

La nota di "Uniti per Fossombrone" e Rifondazione Comunista sul primo consiglio comunale della giunta Berloni.

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I candidati della lista “Uniti per Fossombrone”

FOSSOMBRONE – “La seduta consiliare del 30 novembre ha dimostrato l’inconsistenza della maggioranza raccogliticcia e la debolezza dell’opposizione”. Inizia così la nota inviata alla stampa dalla lista “Uniti per Fossombrone” e dal direttivo di Rifondazione Comunista.

“L’argomento principe della seduta era la discussione – si fa per dire – sulle linee programmatiche per il quinquennio presentate dalla giunta in carica.

Il sindaco ha dato per lette e acquisite le 15 pagine della relazione perciò non ha speso una parola per presentarle e così nessun assessore, dicesi nessuno, ha parlato! In quanto alla minoranza i tre consiglieri di “Prima Fossombrone” se la sono cavata con un “si tratta del libro dei sogni” senza entrare in nessuno dei 16 capitoletti.

La consigliera Mei ha criticato la casuale successione degli argomenti, l’inserimento di provvedimenti finanziari del P.N.R.R. che riguardano Roma o i centri di alta ricerca scientifica e non Fossombrone e l’idea di voler demolire l’ex-casa di riposo invece di utilizzarla pienamente.

Non una voce fra i banchi della maggioranza si è alzata per difendere le scelte contenute nelle linee programmatiche e neanche gli assessori hanno saputo spiegare perché avevano inserito quei provvedimenti del tutto inutilizzabili. Si deduce che le hanno votate senza averle lette!

Nel concordare con le critiche della consigliera Mei – continua la nota – ci chiediamo: le numerose dimenticanze programmatiche sono ignoranza amministrativa o scelte precise? Ad esempio non si parla del tema dell’acqua bene comune, delle perdite del 30% e del dibattito in corso sul che fare (mega-sbarramento o sostituzione delle tubature?); della ferrovia metaurense (treno o pista ciclabile?), diventata un bosco; di come utilizzare parte del patrimonio immobiliare comunale; della fontana di Piazza Mazzini da restaurare con urgenza o di iniziative necessarie di sensibilizzazione ambientale.

Oppure si parla di modifiche nel settore dei rifiuti senza nemmeno citare l’ASET che gestisce il servizio; si scrive di “mettere in sicurezza e restaurare i luoghi di culto”, quando nessuno di essi appartiene al Comune eccetto S. Filippo, ma non si trova una riga sul convento dell’Annunziata che è di proprietà comunale e versa in stato di abbandono; si parla di dipendenti comunali e di URP, ma di nessun operaio da assumere; di ricorrenze culturali senza citarne neanche una; di terminare il restauro della Corte Bassa, senza sapere che il Comune ne possiede solo una modesta percentuale; di ristrutturazione della palestra-piscina, che non è del Comune, ma della Provincia; di salvaguardare il “patrimonio storico-architettonico”, frase generica che di fatto non spiega niente e non cita nemmeno la necessità di individuare gli edifici abbandonati.

Ecco – conclude la nota – si parla, si parla, si parla, ma dietro non c’è cultura di governo, ma approssimazione, inappropriatezze e ignoranza. Si tratta infatti di linee programmatiche senza un vero filo conduttore, di un “programma Arlecchino” (ad esempio dopo la cultura si passa alla gestione rifiuti e dopo vari argomenti si riparte con il “polo della cultura”), programma che i nostri cugini di Entraigues definirebbero a “pièces décousues”. Ma è riassumibile anche come “molte maschere e nessun volto”. Ed è il risultato dell’elaborazione di quattro partiti messi assieme!

Potremmo aggiungere altre osservazioni, ma lo faremo in seguito”.

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