“Ricci dovrebbe chiedere scusa alla sua città come hanno fatto Gori e Sala”
La riflessione di Cesare Carnaroli, ex-sindaco di Fano, nella fase 2. “La città di Fano paradossalmente dopo questa vicenda potrà esserle amica”
FANO – “Quando scrissi la lettera aperta al Sindaco Seri sul coronavirus auspicando che anche il Sindaco di Pesaro assumesse un atteggiamento di forte riflessione per quanto accaduto nella sua città, conoscendo il suo modo di giocare sempre all’attacco, immaginavo già il finale.
Lo scontro violento con l’opposizione in Consiglio Comunale che chiede di capire cosa è accaduto e la perdita di self control su tutta questa vicenda è la prova provata di come il Sindaco Ricci stia soffrendo intimamente per la morte dei suoi concittadini per coronavirus nella città che governa.
(Un quotidiano nazionale dava Pesaro come terza città in Italia dietro Bergamo e Piacenza per l’aumento percentuale del 168% della mortalità rispetto al 2019 nei primi 21 giorni di marzo.)
Non poteva essere altrimenti. Rivedere quei video dove veniva ripreso nei talk show nei quali invitava la gente ”basta panico l’Italia riparte” del 27/02 forse non lo fa dormire di notte e la sua coscienza è sempre lì a ricordarglielo.
Però dobbiamo essere sinceri fino in fondo. Ciò che è accaduto è così grave e terribilmente grande che non può essere ricondotto alla responsabilità di Ricci.
La sua continua ed ipertrofica presenza sui mezzi di comunicazione porta direttamente ad indicarlo come responsabile ma sappiamo che non è così.
Vediamo allora come uscire da questa situazione.
Il Sindaco di Milano Giuseppe Sala e di Bergamo Giorgio Gori hanno chiesto scusa alle proprie comunità pur non avendo responsabilità dirette per quanto avvenuto nelle proprie città.
Il Sindaco di Pesaro, a mio modesto parere, dovrebbe seguire l’esempio dei due Sindaci lombardi non solo perché il Sindaco deve tutelare la salute di tutti (senza competenze e mezzi appropriati che sono in capo alla Regione) ma per il fatto che il Comune è l’Istituzione più vicina ai cittadini e un gesto di condivisione del dolore verso chi ha perso i propri cari e di vicinanza verso gli operatori sanitari verrebbe sicuramente apprezzato.
Lasci perdere la caccia ai serial delle notizie false e con le forze sane della sua città inizi a pensare come venir fuori da questa situazione ancora non ben definita in tutti i suoi aspetti.
Da questa crisi Sig. Sindaco se ne esce con pensieri lunghi e cercando di immaginare cosa sta scavando la storia sotto i nostri piedi. Le gerarchie delle città sono state rimesse in discussione dal virus e quelle nuove saranno determinate dalle capacità delle classi dirigenti che ogni città saprà esprimere.
Non c’è più “partito” che tenga. E’ Finita. E la città di Fano paradossalmente dopo questa vicenda potrà esserle amica ed una utile alleata per avviare scelte strategiche di sviluppo tutte adriatiche.
E’ giunta l’ora di tentare l’impossibile: Sanità Servizi Pubblici, tanto per citare due temi forti, vanno programmati insieme magari ribaltando l’ottica utilizzata fino ad oggi per la loro programmazione e gestione (+ territorio –ospedale).
Tanto vale rimboccarsi le maniche e ricostruire un ordito nel quale intrecciare i fili di una nuova solidarietà di comunità che a parere del Presidente Regionale delle Acli Tomassini “non può che ripartire dal dolore” perché come ha spiegato Vinicio Albanesi senza volerlo abbiamo progettato la “deportazione” di chi è vecchio.
In questi giorni di ozio riflessivo ho letto tra le tante cose un breve romanzo della scrittrice danese Karen Blixen “il campo del dolore” che racconta di una madre che muore per salvare il figlio dal carcere tagliando con il falcetto un campo di grano in un giorno. Tagliando l’ultima spiga la madre muore di fatica tra le braccia del figlio accarezzandogli il viso per l’ultima volta.
Ho preso ad esempio quel romanzo perché l’amore di una madre per il proprio figlio non ha eguali. E’ senza confini ed è lo stesso amore e di eguale intensità di cui in questo momento avrebbe bisogno tutta la comunità degli umani dal più piccolo al più grande.
Chi è a capo della sua comunità non può tirarsi indietro e amministrare vuol dire mettersi al servizio degli altri fino in fondo. il Sindaco lo giura in forma pubblica alla sua elezione. Il taglio dei nastri è finito. E’ il momento del dolore della riflessione e delle
decisioni difficili”.