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Rapa e Pagnetti (PSI): “Un nuovo ospedale a Chiaruccia”

La proposta: la Regione venda l'area del Santa Croce e realizzi un nuovo ospedale a Chiaruccia. Una struttura a servizio delle valli del Metauro e del Cesano

rapa pagnetti
Boris Rapa e Mirco Pagnetti

FANO – “Dopo le ultime dichiarazioni della giunta regionale in ambito di sanità, come socialisti chiediamo che i territori vengano tutti tutelati allo stesso modo”.

E’ quanto affermano in una nota Boris Rapa e Mirco Pagnetti, rispettivamente segretario regionale e segretario comunale del Partito Socialista Italiano

“Basta slogan elettorali – continuano Rapa e Pagnetti – ma azioni concrete se si vuole passare dalle parole ai fatti, con chiarezza e senza ambiguità, la regione ha una sola cosa da fare: realizzare un ospedale nuovo a Chiaruccia

Fano merita investimenti importanti e riteniamo che fino ad ora non si è fatto assolutamente niente e quel che più ci preoccupa, che nulla si vede per il futuro

Oggi la sanità ha necessità di un cambio di passo, dato dalle tecnologie e puntando alla realizzazione di strutture più moderne e più consone alle esigenze di oggi ma soprattutto del domani, occorre guardare con lungimiranza e realizzare un percorso che guardi al futuro.

Sappiamo bene che la sanità è fatta dai Medici e da tutti gli operatori sanitari, e che i professionisti vanno dove possono trovare strutture e tecnologia di ultima generazione, non certo strutture vecchie e strumentazioni obsolete.

Non possiamo continuare ad investire su vecchi ospedali che non hanno i benché minimi requisiti strutturali e dove occorrono importanti investimenti solo per adeguarsi alle normative vigenti, per cui la Regione alieni il Santa Croce e realizzi un nuovo e moderno ospedale a Chiaruccia

Solo così può passare da un modello ospedaliero centralizzato ad un sistema clinico policentrico, davvero stabile nel tempo.

Il percorso avviato con la L.R. n. 21 del 22 settembre 2009, istitutiva dell’Azienda Marche Nord, aveva il dichiarato obiettivo, tutto politico ma socialmente poco condiviso, di arrivare alla realizzazione di un’unica, nuova, struttura ospedaliera, per dare alla provincia di Pesaro (e non solo a Pesaro) servizi ospedalieri di qualità, tenuto conto dei due fattori che strutturalmente hanno fatto crescere via via il costo della sanità: l’invecchiamento della popolazione e il costo sempre più alto delle tecnologie sanitarie cui vanno aggiunte poi la mobilità passiva e la forzata diminuzione dei medici pubblici.

Il progetto aveva una sua logica, anche oggettiva, ma troppe sono state le ambiguità di fondo e troppi gli errori, fatti nel percorso e il progetto non è stato capito ed è stato bocciato dai cittadini, salvo poi correre però a Milano, Bologna o Cotignola e in quelle strutture con più alto tasso di specializzazione, quando c’è un problema serio.

Ora il ritorno ad un modello ospedaliero policentrico, più diffuso, ha vantaggi sociali, perché garantisce meglio alcuni servizi di base, ma anche svantaggi prestazionali, perché la qualità, se non l’eccellenza, non può stare dappertutto.

Inoltre occorre potenziare la medicina domiciliare, recuperare il ruolo dei medici di base, pensando che fra brevissimo tempo ci saranno difficoltà legate alla gestione post covid, sulle prestazioni  di prevenzione non effettuate e che potrebbero provocare seri problemi alla normale gestione di tutte le prestazioni

Non chiediamo di costruire una Cattedrale nel deserto, ma una struttura di 200/250 posti letto che possa servire adeguatamente le vallate del Metauro e del Cesano

Con un nuovo ospedale a Fano, crediamo, ci sarebbe un cambio vero di visione e modello organizzativo e farebbe passare definitivamente la voglia di rimettere ancora in discussione le scelte annunciate. Ci vuole chiarezza e su questo come socialisti ne faremo una battaglia”.

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