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“Pandemie, la memoria corta della Regione Marche”

Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle si è andato a rileggere il “piano pandemico marchigiano” del 2007.

piergiorgio fabbri consigliere regionale movimento 5 stelleANCONA – “Sono andato a studiarmi  le linee guida del Piano Pandemico regionale marchigiano risalenti al 2007 (DGR n. 1371 del 26 novembre 2007), riportavano uno scenario molto allarmante rispetto agli impatti negativi che una pandemia avrebbe potuto provocare sulla situazione sanitaria regionale”

E’ quanto afferma Piergiorgio Fabbri, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle che aggiunge: “Nel testo si afferma che applicando il software FluSurge 2.0 (elaborato dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi) è possibile la stima dell’impatto di una pandemia sulla capacità assistenziale degli ospedali per acuti: numero di ospedalizzazioni, mortalità ospedaliera, ricoveri in terapia intensiva, e utilizzo di ventilatori meccanici.

La simulazione eseguita per ottenere il peggior scenario consentito dal programma evidenzia il picco di ospedalizzazioni, il numero dei ricoveri in terapia intensiva, l’utilizzo di respiratori meccanici, l’alto numero di decessi (compresi tra 1362 e 2998).

Sulla base di queste stime, si poteva supporre che, il Sistema Sanitario Regionale e, in particolare, le unità di terapia intensiva, potevano (e così è accaduto) trovarsi in difficoltà durante il picco epidemico per la durata di 2-3 settimane.

In forza di queste previsioni risultava chiaro già da 13 anni fa come era possibile mitigare l’effetto pandemico solo ed esclusivamente in presenza di una precisa organizzazione al livello territoriale e regionale, poiché tempistica e qualità degli interventi risultano essenziali.

Perché – si chiede Fabbri – nelle settimane intercorse tra i primi dati relativi alla pandemia e i primi atti concreti di contrasto non si sono attuate le azioni indicate dal piano pandemico?

Il piano, oltre a prefigurare l’agghiacciante scenario illustrato (fino a 9000 ospedalizzazioni con 3000 morti), indica con chiarezza quali siano le azioni da intraprendere: dovevano essere già predisposti, aggiornati e provati i piani zonali di risposta alla pandemia e quelli di ogni azienda ospedaliera; dovevano essere fornite dettagliate linee di indirizzo sull’isolamento dei casi riscontrati; dovevano essere individuati specifici percorsi per i soggetti contagiati e a loro dovevano essere riservati appositi reparti nelle strutture sanitarie; doveva essere fatta la stima del fabbisogno aggiuntivo di dispositivi di protezione individuale (DPI), doveva essere fatta una stima del recupero di personale per fronteggiare ‘’elevato assenteismo lavorativo”; il personale doveva essere specificamente formato.

A giudicare la penuria di posti letto di terapia intensiva – conclude Fabbri – di ventilatori polmonari, di circa 700 unità di personale sanitario in quarantena o malato, della frenetica ricerca di nuovi posti letto e realizzazione di nuove strutture di emergenza, si è spinti a pensare che la Giunta non si sia basata sulle doverose conoscenze ed indicazioni pregresse, affidandosi purtroppo all’improvvisazione”.

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