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“Nessuno tocchi il presepe!”

Origine, significato e valore del presepio. La riflessione di don Piergiorgio Sanchioni, parroco di Tavernelle

don piergiorgio sanchoni
don Piergiorgio Sanchioni

TAVERNELLE – “Ricordo quando bambino, finito di allestire il presepio con fatica ma con tanta gioia, immancabilmente il gattino saliva sopra il muschio soffice e spesso faceva strage di statuine. Povero micio! Ma lui non aveva nulla contro il presepe,forse voleva essere presente, visto gli altri ospiti.

Non intendo parlare delle bravate notturne che, in questo periodo, tanti adolescenti, non sapendo che cosa fare, cercano misere emozioni distruggendo statuine del presepio. Poveri genitori!

Non vorrei accusare gli extracomunitari in mezzo a noi che, non conoscendo questa tradizione, forse non si emozionano di fronte ad un presepe, ma generalmente lo rispettano.

Ma ci sono tanti oggi, forse troppi in Europa, che misconoscendo la cultura cristiana, scambiano allegramente Babbo Natale con Gesù Bambino e sostituiscono il Natale con la semplice “Festività invernale”. È successo.

Non sono fanatico dei segni, i segni sono tali quando rimandano alla realtà, ma che il presepe non sia davvero un bel segno per tutti, anche oggi, non lo si può negare.

Quando San Francesco d’Assisi nel 1223 tornò dalla Terra Santa, sentì nel cuore l’esigenza di ritrovare il fascino di quel bambino di Betlem e proprio a Greccio allestì il primo presepio vivente della storia. Questa tradizione natalizia ben presto si diffuse nelle chiese, nelle case, nelle piazze, nell’arte.  Basti vedere ad Urbino il bel presepe del Brandani o la Natività di Lorenzo Lotto ora in America.

Il presepio è un microcosmo che ogni artista arricchisce con tanti elementi, anche al di fuori dell’ambiente palestinese. Pensiamo ai bei presepi napoletani del 1700. Ci sono presepi simbolici che si vedono spesso anche in Piazza S. Pietro. Ci sono presepi meccanizzati che incantano i bambini con i loro rumori, le luci, la riproduzione di mestieri e misteri come quello storico di Serrungarina o di San Marco a Fano.

Chi non sente la poesia e la teologia del canto “Tu scendi dalle stelle “di  Sant’Alfonso Maria De Liguori che si ascolta nei presepi?

Ma visitare un presepio o allestirlo in casa vuol dire pensare ad una famiglia povera, umile ma luminosa; pensare al Figlio di Dio che si fa bambino come tutti i bambini; pensare a quell’anno zero che ha diviso la storia prima e dopo di Lui ma che anche oggi la guida.

Guardando la grotta di Betlemme pensiamo alle tante grotte umane che nascondono gli uomini, grotte degli assassini, grotte dei paurosi, ma anche grotte simboliche che invitano gli uomini a rientrare in se stessi anche quando questo potrebbe fare paura, come direbbe lo psicanalista Freud.

Il presepio ci ricorda che Cristo è nato per tutti, a cominciare dai più umili come i pastori e dai lontani come i magi. II presepio ci dona la pace, la luce di un cammino nella notte, un invito a non fermarci, a contemplare il mistero della vita e poi della morte.

Certo non basta contemplare quel Gesù bambino di gesso se poi non cerchiamo, non amiamo, non aiutiamo quei milioni di bambini di carne che oggi sono indifesi e soffrono nel mondo. Credo che tutto questo può essere il valore di un presepe. E tanto altro.

Per favore nessuno tocchi i nostri presepi…. e ancora auguri di Buon Natale!

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