FANO – Giovedì 16 marzo la parrocchia della Gran Madre di Dio ha accolto l’incontro missionario dal titolo “tutt’altro che altro” organizzato in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano, Africa Chiama, consulta Missionaria e Missionari Comboniani.
Alla presenza di un folto gruppo di giovani gli animatori del centro missionari introdotti da Anita Manti, presidente di Africa Chiama, dal segretario del Centro Missionario Filippo Bargnesi e il contributo video di padre Filippo Ivardi missionario Comboniano, hanno raccontato la loro breve ma intensa esperienza vissuta a Castel Volturno (Caserta) , comune con una fortissima presenza di immigrati sul suo territorio.
I giovani hanno infatti accolto la proposta dei missionari Comboniani di vivere tre giorni delle loro vacanze natalizie in questa realtà in continuo mutamento, una società profondamente permeata dal tema dell’immigrazione con oltre il 70% della popolazione che proviene da altre nazioni (soprattutto Africa), un’integrazione spesso difficile resa tale anche da infiltrazioni mafiose e dal degrado ambientale e sociale.
“Mi ha colpito molto l’incuria e le precarie condizioni in cui tanta gente si trova a vivere” ha raccontato Elisabetta Vitali responsabile diocesana e regionale di misso giovani. “Sono stati tre giorni impegnativi in cui abbiamo sperimentato visto e toccato con mano le povertà umane e lo sforzo di inclusione – ha proseguito Sebastiano, uno degli animatori – quando si viene a contatto con le persone e con le loro storie tutto cambia non è come vederle alla televisione”.
Castel Volturno è un comune che doveva diventare un po’ una “Rimini del sud” ma che per mille motivi è diventato un luogo di frontiera, “percorrendo le sue strade – ha detto Filippo Bargnesi – mi sembrava un po’ di ripercorrere tante strade africane, di rivedere le stesse problematiche pur essendo in Italia, in Europa”.
In quei pochi giorni di permanenza hanno raccontato i ragazzi di aver fatto visita anche ai luoghi in cui è vissuto e morto Don Peppe Diana, sacerdote impegnato contro la mafia, assassinato nella sacrestia della sua parrocchia.
Un’esperienza dunque intensa quella vissuta dai giovani del Centro Missionario testimoniata con parole semplici e poche immagini ma con grande emozione, un’esperienza che “ci chiama tutti in quanto missionari a costruire ponti e abbattere i tanti troppi muri – come ha ricordato Padre Filippo – i muri dell’indifferenza e dell’egoismo che creano separazione e ci allontano dal regno di Dio”.