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Genitori e figli, fondamentale un uso corretto dei media

Se ne è parlato in un incontro a San Costanzo. L'influenza dei social media, le trappole della rete, la necessità di ricostruire rapporti personali "reali" dopo la pandemia

san_costanzo_incontroSAN COSTANZO – Si è svolto venerdì 24 marzo, nella sala consiliare del Comune di San Costanzo, l’incontro dal titolo “Adolescenti e genitori equilibristi: strade note e traiettorie possibili”, organizzato dall’amministrazione comunale di San Costanzo in collaborazione con l’Ambito Sociale 6, con l’associazione Anteas Pesaro e l’ Istituto Comprensivo Fermi.

Dopo i saluti e l’introduzione di Dimitri Tinti, presidente del comitato dei sindaci dell’ambito territoriale, di Francesca Conti, presidente Anteas Pesaro e dell’assessora Milena Volpe, la parola è stata data ai due relatori Marco Ceppi, psicologo formatore, e Marco Lanzi segretario provinciale Siulp Pesaro, già sostituto commissario della Polizia di Stato, coordinati dalla dottoressa Desi Goffi dell’associazione Anteas.

Al centro dell’incontro la questione della media educational e dell’uso consapevole dei media da parte dei figli.  “Questi figli non sono marziani, non sono scesi da un astronave da Marte, sono i nostri figli, utilizzano la cultura sociale che noi adulti gli abbiamo preparato – ha sottolineato il dott. Ceppi – … siamo noi che costruiamo insieme a loro delle relazioni, Il problema è capire come le costruiamo. Durante l’adolescenza se c’è qualcosa di utile per i ragazzi è quello di frequentare gli altri, di costruire la loro identità a partire non più dei genitori ma dai loro coetanei”.

Nel periodo della pandemia – ha ricordato lo psicologo – i ragazzi sono stati costretti in casa e, se da un lato questo è stato un problema, dall’altro è stato anche la realizzazione del loro sogno: poter stare da soli rinchiusi in camera a giocare isolandosi dal mondo reale, entrando in un mondo virtuale con tutti i rischi connessi.

Ora siamo in una fase nuova della contemporaneità – ha detto Ceppi – tutta da capire, quella del “politeismo etico”, ovvero l’idea della ricerca di valori diversi che connotano la vita delle persone nell’arco della giornata senza una coerenza di valori, senza poterli gerarchizzare.

Viviamo in una modernità liquida, fluida da reinterpretare, non abbiamo più regole certe con cose chiaramente proibite e altre lecite, oggi tutto ciò che è possibile ci appare lecito, non esistono più i NO.

Altro elemento di novità in questa analisi è la deterritorializzazione, ovvero il non avere più un senso di appartenenza territoriale che spesso porta a ghettizzare alcune realtà sociali. Serve un senso di appartenenza al territorio per potervi crescere in modo integrato.

Un ultimo fenomeno che avvolge i nostri ragazzi è l’analfabetismo affettivo, causato dall’uso dei social che non favoriscono la comunicazione dei sentimenti.

Il virtuale ci sfugge e sono i giovani ad accompagnare gli adulti in questo mondo digitale, un ribaltamento di ruoli che appartiene a questa nuova contemporaneità così come un vuoto esistenziale, di senso, di significato, che emerge in modo forte… i nostri ragazzi hanno tutto ma sono poveri dentro, non sanno rispondere alla domanda di senso: “Cosa ci faccio io qui?” Dare senso all’esistitenza tramite un progetto di vita che richiede sacrificio e impegno.

Rivolgendosi poi ai genitori lo psicologo ha invitato i presenti a riflettere su come testimoniano la vita ai nostri giovani, servono nuovi percorsi per passare dalla concessione alla conquista.

I ragazzi devono conquistare le cose, diamogli meno per educarli di più. Passiamo dal rifugio al nido, le nostre case diventino nidi dove allenare la relazione, l’accoglienza, il dialogo, la gentilezza, la gratitudine, parliamo con i figli raccontando le nostre storie, la nostra vita. Frequentiamo le stanze dei nostri figli riprendiamo il nostro ruolo relazionale con loro, diamoci da fare!

Il dottor Marco Lanzi ha invece sottolineato l’aspetto dei rischi nell’uso dei media digitali, i crimini sulla rete ormai sono superiori a quelli compiuti nella vita reale.

L’uso sconsiderato degli smartphone già dalle elementari (9-10 anni) aumenta i possibili rischi, i bambini hanno in mano il cellulare e già a 12 anni sono presenti sui social, violando così la legge che prevede almeno i 13 anni di età per accedervi, lo fanno usando dati falsi.

Lasciamo i ragazzi soli di fronte a una marea di contatti di cui non sappiamo nulla, i social sono luoghi virtuali non presidiati e per questo fonti di rischio. Andare a Milano da soli prendendo treno e metro è meno pericoloso dell’entrare in rete senza nessuno a fianco.

Tra i rischi che maggiormente si corrono nell’uso dei media digitali – ha proseguito Lanzi – sicuramente vi sono quelli di finire in siti pedo pornografici o di entrare nell’assurdo meccanismo dei like a tutti i costi.

Vi sono infatti gruppi di persone, anche anonime che lanciano sfide assurde on line chiedendo di realizzare e pubblicare video anche a sfondo sessuale e/o violento, che coinvolgono minori al fine di ottenere maggiori visualizzazioni e like.

Questi comportamenti rischiano di diventare veri e propri reati penali gravi, punibili con la reclusione, che violano la privacy, la tutela dei minori e la dignità della persona.

La rete è dunque un luogo in cui è bene non avventurarsi da soli e senza adeguati anticorpi, soprattutto per i minori, compito dunque di adulti e genitori è presidiare ed essere attenti a quello che si fa nel rispetto delle leggi.

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