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Ambiente, Premio “Cemento Armato” al Sindaco di Frontone

L’iniziativa dell’Associazione “Lupus in Fabula” per Enti o Amministrazioni che hanno causato danni importanti all’ambiente

premio_cemento_armatoFANO – Con il 2019 l’Associazione La Lupus in Fabula istituisce il premio “Cemento Armato” che ogni anno sarà assegnato a quell’Amministratore di un Ente Pubblico, che, nell’anno precedente, si sia particolarmente distinto per aver causato significativi danni all’ambiente.

Nel valutare gli impatti negativi, si terrà conto delle peculiarità dei progetti approntati, della linearità e coerenza dei provvedimenti adottati. Il metro di misura saranno le conseguenze, potenziali o effettive, prodotte dalla/e scelte amministrative, finalità dell’opera e sua utilità sociale, proporzionalità tra quantità di denaro pubblico utilizzato e vantaggi ottenuti, i danni al paesaggio, agli ambienti naturali e semi-naturali, alla fauna, ai beni culturali e monumentali e, infine, ai beni comuni in genere, saranno tutti elementi utili a formare il giudizio per l’ assegnazione del premio.

Sulla scorta di quanto sopra descritto, il consiglio direttivo della Lupus ha quindi attribuito il premio “Cemento Armato” 2019 al sindaco di Frontone Francesco Passetti per aver voluto e realizzato il potenziamento, l’ampliamento e l’ammodernamento degli impianti sciistici da discesa del Monte Acuto (massiccio del Monte Catria) e dell’impianto di risalita a fune Caprile – Rifugio Le Cotaline. Impianti sciistici a 1400/1500 metri di altezza ed a 50 km dal mare!!

Ricordiamo che, in particolare, per lo sci da discesa sono stati stanziati (e in parte spesi) 3.741.000 euro mentre per la nuova cabinovia la spesa prevista ammonta a 1.400.000 euro. Tutti fondi regionali che probabilmente potevano essere usati per altri progetti ben più utili.

L’impegno che il sindaco di Frontone ha profuso per il potenziamento degli impianti da sci è avvalorato anche dalla sanatoria che il comune di Frontone ha concesso a favore degli esecutori delle opere dopo la contestazione, relativa ad una parte dei lavori eseguiti, mossa dai Carabinieri Forestali. Lavori effettuati in difformità, rispetto al progetto autorizzato, che hanno causato: significativi sbancamenti di terreno e rocce intorno ai piloni di sostegno dell’impianto funiviario, un disboscamento non autorizzato di circa 3000 mq., sradicamento di alberi e ampliamenti di tracciati viari.

Ma che senso ha, ribadiamo, spendere oltre 5 milioni di euro in una stazione sciistica a 1400/1500 metri di quota e a 50 km dal mare, con andamenti meteo che non garantiscono inverni nevosi e temperature stabili sotto lo zero termico?
Di fatto, la mancanza di neve è una drammatica realtà, ma è una realtà anche il fatto che, nell’inverno 2018/2019, sul Catria si sia sciato solo in due fine settimana, negli altri o non c’era neve o la cabinovia non funzionava per lavori o per il troppo vento. Inoltre ha poca importanza che la funivia sia aperta tutto l’anno se per otto mesi è possibile raggiungere quota 1500 mt. comodamente in auto, spendendo molto meno.

Chi aveva previsto, nella Relazione Generale al progetto, 6.500 presenze a stagione legate all’organizzazione di gare e il raddoppio delle presenze, ha fatto i conti senza l’oste: la neve. Ora, poiché gli impianti sono di proprietà pubblica (Comune e Provincia) vorremmo sapere dal sindaco Passetti: quanti biglietti sono stati staccati e quanti soldi sono stati incassati per il trasporto sulla funivia e quanti per l’utilizzo della nuova seggiovia quadriposto (costata 590.000 euro); chi dovrà occuparsi e spendere soldi per la manutenzione dell’impianto. Quanto ai posti di lavoro, sarebbe un fatto positivo se gli investimenti pubblici creassero 30 posti di lavoro stabili (come afferma il sindaco), ma al momento, dalla visura camerale della società Monte Catria Impianti, risultano 6/9 occupati in modo peraltro saltuario.

Al sindaco Passetti va quindi attribuito il demerito di aver voluto e sostenuto, un investimento con soldi pubblici per un’attività che non ha ne’ presente ne’ futuro, che ha causato la scomparsa di quasi tre ettari di faggeta, l’inutile apertura di nuove strade e la perdita di biodiversità in una zona che sembra essere gestita come un luna park, nonostante sia uno degli ambienti naturali più significativi della provincia di Pesaro e Urbino e dell’Appennino Centrale.

Un’area di assoluto pregio naturalistico per la presenza di rarità floristiche e faunistiche e per l’esistenza di estese faggete ad alto fusto con numerosi esemplari arborei plurisecolari, assoggettata a numerosi vincoli ambientali: è considerata sito di interesse comunitario (SIC), zona di protezione speciale (ZPS) ed è sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico.

fonte: Associaizone Lupus in Fabula

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