FANO – A volte il destino parla per segni. Obbedendo a tali presagi, se ne è andato, o a beffardamente deciso di andarsene, proprio in coincidenza con il derby.
L’appuntamento più atteso, l’autentica chiamata alle armi per ogni tifoso granata, il momento epico che coinvolge l’itera città.
Esattamente come aveva saputo trascinarla lui, allorquando all’apice della popolarità acquisita se solo si fosse candidato alle elezioni sarebbe stato proclamato sindaco a furor di popolo, tale e tanto era l’amore che Fano nutriva nei suoi confronti.
Era infatti devozione pura, culto sommo e meritato per un uomo che aveva schiuso le porte del Rinascimento al calcio locale, fin lì impastoiato nella palude di un anonimo Medioevo.
Guardando in prospettiva, ha dunque pieno senso parlare di un prima e un dopo Gianni Gentili nella più che secolare storia dell’Alma.
Perché il patron (emerito, si userebbe dire oggi) appena scomparso come nessun altro ha rappresentato il vero spartiacque, il punto di rottura con un passato di anonima militanza, calandosi nei panni del nocchiero che aveva tracciato la rotta verso orizzonti di gloria e a quel traguardo voleva arrivare con lucida, ferma determinazione.
Lui che, quantunque tipo semplice e schietto, sapeva arringare la folla come pochi, riempiendo cinema e saloni ad ogni conferenza-stampa, che diventava inevitabilmente infuocato comizio.
Lui che a buon diritto e col baffo irridente guardava dritto negli occhi i presidenti dei club più blasonati del panorama nazionale, sedendo da pari a pari al tavolo dei grandi.
Lui che, al culmine di una stagione perfetta conseguente ad un’inarrestabile ascesa, arrivò a giocarsi la promozione in Serie B, gaglioffamente scippata nella fatal Cremona.
Lui al quale si finì per perdonare il controverso passaggio al nemico che lo portò, tra mille polemiche e forse senza reale convinzione, ad emigrare al di là del Fosso.
Lui che in definitiva ci ha reso orgogliosi di essere figli di Fanum Fortunae quant’altri mai.
Ora che cala il sipario su un gigante a tutto tondo del passato che è stato resta solo un silenzio carico di gratitudine e pregno di indelebili ricordi da custodire amabilmente nell’anima. Davvero formidabili quegli anni, caro Gianni. I tuoi anni. I nostri migliori.