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La Pittura del Trecento nelle Marche in un volume di Bonita Cleri e Mauro Minardi

pittura trecento marche cleri minardi“Pittura del trecento nelle Marche. Approfondimenti e nuovi orizzonti di ricerca” è il volume di recente pubblicazione a cura di Bonita Cleri e Mauro Minardi (Editoriale Umbra di Foligno).

380 pagine sui temi della pittura marchigiana del Trecento affrontati nel convegno internazionale tenutosi all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo nell’ottobre 2016 a cui sono intervenuti studiosi di Università italiane (Urbino, Bologna, Padova, Perugia, L’Aquila, Messina, Firenze) e straniere (Groningen e Amsterdam): un gruppo di interventi che ha dato voce ai diversi influssi figurativi grazie ai quali la regione può fregiarsi del titolo di “Marche”. Un contesto “poliglotta” con la conseguente difficoltà di spiegare, almeno per il periodo indicato, che cosa si intenda oggettivamente con l’attributo ‘marchigiano’.

Visitate da artisti senesi, fiorentini, aretini, riminesi, umbri, veneziani, abruzzesi – o almeno tali secondo le moderne ripartizioni amministrative –, le Marche trecentesche non furono da meno rispetto ad altri contesti geografici nella disseminazione, per lo più nelle chiese degli ordini mendicanti, di tavole d’altare e croci dipinte, nella produzione di altaroli e tavolette destinate alla devozione personale, nell’impaginazione di vasti cicli di affreschi: in questa copiosa produzione concorse l’attività di botteghe specializzate, operose a cavallo delle limitrofe aree umbre, abruzzesi, riminesi e toscane.

Soltanto il fenomeno delle dispersioni ha privato in parte il territorio di un patrimonio in sé ricchissimo, depauperato oltretutto dalle conseguenze degli eventi sismici dell’ottobre 2016. Con un approccio metodologico che si muove dalla connoisseurship all’analisi dell’iconografia, dalla funzione delle opere alle ricostruzioni degli assetti liturgici e decorativi, dal rapporto tra dipinti e ordini religiosi alle vicende relative alle spoliazioni degli edifici di culto, i vari contributi qui raccolti mirano a ricomporre un panorama complesso, fortemente stratificato, animato da un fascino profondo.

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