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Beni culturali italiani, l’appello degli operatori per una corretta informazione

Nella settimana che la Rai dedica ai beni culturali in occasione delle Giornate FAI di primavera. Un appello degli operatori dei beni culturali.

beni culturaliROMA – Il Movimento nazionale e associazione “Mi riconosci sono un professionista dei beni culturali” che punta a ottenere più dignità per il lavoro culturale e una riforma strutturale del sistema culturale italiano, a vantaggio di chi vi lavora e della cittadinanza tutta, ha inviato questa mattina a TV e giornali un appello per un corretta informazione e per il contraddittorio sul tema dei beni culturali:

“Questo è un appello rivolto alla RAI, a tutte le radio, alle televisioni ed alle testate giornalistiche nazionali, alle persone che durante i prossimi sei giorni andranno in televisione a parlare di Patrimonio Culturale e infine al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano stesso.

Da anni ormai la settimana che precede le giornate FAI di Primavera diviene l’occasione per parlare, a reti unificate ed a tutte le ore, del nostro Patrimonio Culturale. Purtroppo lo si fa sempre ad una sola voce, senza contraddittorio e con una sola narrazione, offrendo ai cittadini l’idea di un’Italia meravigliosa, “da scoprire”, “da salvare”, facendo passare il messaggio che FAI e Patrimonio Culturale italiano siano quasi sinonimi.

Gli spettatori, gli ascoltatori, i lettori, però, meriterebbero un’informazione più completa da parte del servizio pubblico e non solo. Vengono taciuti dati di assoluta rilevanza, ad esempio il fatto che, a fronte di un boom turistico internazionale e italiano, a fronte di un boom dei guadagni delle Fondazioni culturali (tra le quali va annoverato anche il FAI stesso) l’occupazione nel settore non sia aumentata, ossimoro reso possibile dal sistematico utilizzo del volontariato sostitutivo al posto del personale qualificato e retribuito.

Viene taciuto il fatto che, in mancanza di investimenti statali, crolli, degrado e furti stiano in questi anni aumentando, che l’apparato di tutela e di valorizzazione soffra di mancanza cronica di personale e di competenze. Situazione peggiorata con la pandemia: ma, a due anni dall’esplosione della stessa, nessuna riforma strutturale è stata intrapresa.

Insomma, se il FAI viene invitato ovunque occupandosi, giustamente, degli interessi della propria Fondazione, non altrettanto si può dire delle centinaia di migliaia di cittadini e di professionisti che lottano ogni giorno per salvare davvero il Patrimonio culturale italiano: salvataggio che, come ovvio, non può avvenire attraverso l’uso massiccio di volontariato o di una privatizzazione scriteriata.

Vi chiediamo, dunque: facciamo diventare questa settimana la settimana del Patrimonio Culturale italiano, non solo del FAI. Parliamo di cosa accade, del perché accade, delle persone che vi lavorano, di cosa serve e di cosa ogni cittadina/o può fare per questo Paese. Parliamo del perché cedere pezzi di patrimonio pubblico a una Fondazione privata mentre il Ministero collassa per carenze di personale, non può essere una soluzione.

I cittadini italiani meritano di ascoltare più voci, e di conoscere la realtà dei lavoratori del settore culturale. Biblioteche, archivi, musei chiudono uno dopo l’altro, e non saranno due giornate di festa a offerta libera a salvarli. Serve parlarne, serve un dibattito serio e aperto.

Parlatene, invitate chi ritenete opportuno, tra le tante associazioni che da decenni si occupano dei professionisti dei beni culturali e della tutela del Patrimonio, senza interesse e scopo di lucro alcuno. Non esiste tutela del Patrimonio senza tutela del lavoro e investimento pubblico, e vorremmo che chi ha il dovere professionale di informare lo facesse capire finalmente in modo chiaro ed esplicito. Perché ne va del futuro del Paese.

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