Il Metauro
notizie dalla valle del Metauro

A San Costanzo intitolati i giardini ad Artemisia Gentileschi

L'iniziativa è stata proposta al comune dall'Associazione Vittime Riunite d'Italia attraverso la consigliera comunale Margherita Mencoboni.

giardino artemisia gentileschi san costanzoSAN COSTANZO – Sono stati intitolati ad Artemisia Gentileschi i giardini comunali di via Ligura accanto alla scuola dell’infanzia.

“L’Associazione Vittime Riunite d’Italia, per voce del suo Presidente Angelo Bertoglio, ringrazia l’amministrazione comunale di SanCostanzo e il Sindaco Filippo Sorcinelli, per aver a suo tempo, sostenuto e votato la mozione presentata dal Consigliere Comunale Margherita Mencoboni – che è anche la referente della nostra associazione per la provincia di #PesaroUrbino – che chiedeva l’intitolazione di una via, una piazza, un parco, in memoria delle Vittime della violenza e di fatto ieri, inaugurato pubblicamente questo luogo. Grazie!
La mozione – continua la nota – che è nata dalla nostra associazione, grazie all’impegno della nostra responsabile nazionale per i rapporti con gli enti pubblici Marika Diminutto, vedrà nei prossimi mesi, diversi altri comuni Italiani inaugurare luoghi in ricordo delle Vittime, con la speranza che possano rafforzare l’impegno di sempre più persone, nel costruire un sempre più grande sostegno alle Vittime e dare ancora più tutela a loro e alle loro famiglie.
Il luogo individuato è un area verde che costeggia le scuole, un luogo veramente importante per sensibilizzare ancora di più le giovani generazioni nel dire #BASTA alla violenza.
CHI ERA ARTEMISIA GENTILESCHI?
Il nome individuato come simbolo, è un nome di una donna Vittima, un nome da ricordare e che possa essere un simbolo contro la violenza, in questo caso contro la violenza sulle donne. Artemisia Gentileschi pittrice Italiana del ‘600.
Un fatto terribile ha infatti segnato Artemisia Gentileschi profondamente. Nel 1611, quindi molto giovane, ha subito una violenza carnale da parte del suo insegnante di prospettiva, Agostino Tassi.
Lo stupro è stato solo l’inizio di una lunga violenza psicologica e fisica che la pittrice ha dovuto subire da parte dello stesso Tassi, ma non solo.
La legge e la società dell’epoca infatti non tutelavano sufficientemente le donne, le loro scelte e i loro diritti, anzi.
Per lo più la società e il patriarcato erano impegnati a relegarle in casa. Anche Artemisia infatti, inizialmente non ebbe alcuna possibilità di fruire dello stimolante scenario intellettuale ed artistico romano, dovendo imparare a dipingere soltanto in casa, sotto la guida del padre.
Tornando alla vicenda dello stupro che coinvolse Artemisia Gentileschi da giovane, vittima per giunta di uno stimato e fidato amico del padre, da sottolineare il fatto che la ragazza inizialmente tenne per sé il segreto della violenza subita.
Questo perché c’era una legge dell’epoca che permetteva di estinguere il reato di stupro con un matrimonio riparatore.
A questo proposito la pittrice divenne destinataria di promesse vane e false da parte di Agostino Tassi. Il suo aggressore le promise infatti ciò che non poteva mai avvenire, perché già sposato.
Il processo per violenza carnale venne a quel punto indotto dal padre della ragazza, proprio dopo aver saputo di questa impossibilità “riparatrice”.
Nonostante Artemisia Gentileschi fosse riuscita con coraggio a dimostrare quanto aveva subito, ottenendo anche una condanna per il suo aggressore, le conseguenze non furono facili.
Non bastò infatti la sua parola per certificare l’effettiva realtà dei fatti. Dovette sottoporsi a umilianti procedimenti, anche vere e proprie torture fisiche, alle quali non si sottrasse, dimostrando la veridicità di quanto sosteneva.
Dalle fonti emerge inoltre che furono create ad hoc delle false testimonianze per denigrarla, tristi voci che pesarono molto su di lei.
La costruzione di un’immagine di donna “tentatrice”, “dai facili costumi” si insinuò nell’opinione pubblica dell’epoca, incline a vedere quello che succedeva con gli occhi velati dai pregiudizi, senza guardare realmente.
Alcune fonti, come l’Enciclopedia delle Donne, mettono in guardia però dal considerare e ricordare Artemisia solo per la violenza subita e per il coraggio dimostrato.
La pittrice ha affrontato a testa alta il processo e le sue conseguenze, vincendo il tentativo di subordinazione grazie alla sua luminosa successiva carriera di pittrice.
Di certo il suo valore è incrementato per essere riuscita ad affrancarsi dall’autorità maschile, anche paterna. Ha affermato la sua persona come artista, in barba a chi aveva tentato di denigrarla, intimamente e socialmente”.
altri articoli