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Digestore a Fano, Forum Beni Comuni: “Dove sono i dati?”

Il Forum richiama gli amministratori ad avere coraggio sul delicato tema dei rifiuti

forum beni comuni ospedale muragliaFANO – Il Forum provinciale per i Beni Comuni interviene sulla questione del nuovo digestore che dovrebbe essere realizzato nel territorio comunale chiarendo alcuni punti rilevanti per una corretta interpretazione della questione. Qui di seguito la nota integrale.

“Durante l’incontro organizzato da Legambiente Fano venerdì 24 Gennaio sul tema del Digestore anaerobico, si è parlato con vigore di cultura scientifica, di “inno della complessità” e della necessità di soluzioni politiche.


DIGESTORE, SERVONO DATI SCIENTIFICI

Temi complessi, come la gestione dei rifiuti a livello provinciale, si è detto, non vanno affrontati in modo semplicistico e a prescindere da analisi e dati scientifici.

Il Forum per i Beni Comuni PU è assolutamente d’accordo con questa impostazione ed è per questo motivo che troviamo assurdo il fatto che gli amministratori, ma anche la stessa Legambiente, non abbiano mai chiesto un’analisi dei flussi di rifiuti attesi, analisi costi /benefici e soprattutto valutazioni di soluzioni progettuali alternative riguardo all’impiantistica necessaria.


I GUADAGNI DEI GESTORI FINISCONO NELLE CASSE DI FANO E PESARO

Semplicemente quello che hanno fatto finora è stato, come sottolineiamo da anni, semplicemente una ratifica di decisioni già prese, cercando di “giustificarle” successivamente.

Guarda caso decisioni che permettono ai gestori (Marche Multiservizi per 39 Comuni e ASET per 11 Comuni) di guadagnare di più (18 milioni di euro di utile 2019 per Marche Multiservizi e 3,2 milioni per Aset nel 2018).

Guadagni che si riversano quasi totalmente nelle casse dei comuni di Pesaro e Fano, che mettono a bilancio ingenti risorse economiche derivanti dal servizio di gestione dei rifiuti degli altri Comuni della Provincia.

Quando si parla di dati, inoltre, occorrerebbe prenderli in considerazione tutti, non soltanto quelli positivi. Il 70% di raccolta differenziata rivendicato per Fano e più in generale il dato puramente quantitativo (su cui si basano la normativa ed il premio Comuni Ricicloni) decontestualizzato informa poco riguardo la bontà di una gestione.


LA SOLUZIONE: RACCOLTA DIFFERENZIATA SPINTA E TARIFFA PUNTUALE

Come ben noto, utilizzando il porta a porta di tutte le frazioni merceologiche e la tariffazione puntuale (in letteratura e nelle esperienze concrete delle realtà virtuose indicati come la miglior combinazione per la gestione dei rifiuti) migliorano nettamente i 4 parametri che indicano la qualità di un sistema di raccolta:
– Raccolta differenziata oltre l’85%. Il territorio provinciale è molto indietro rispetto a questo dato (70% Provincia PU nel 2018)
– Produzione procapite inferiore ai 400 kg a persona (598 kg/persona Provincia PU nel 2018)
– Tasso effettivo di riciclo elevato (per Aset invece, a detta dell’Ing. Romei, si attesta circa al 55/60% in linea con quanto dichiarato anche da Marche Multiservizi per il 2018, pari al 56%)
– Elevato valore economico del differenziato venduto. Nei sistemi che funzionano in modo eccellente è pari a circa 14 euro/abitante (Marche Multiservizi dovrebbe attestarsi a circa 10,5 euro/abitante ed Aset dovrebbe essere in linea con questo dato, anche se mancano per entrambi dati ufficiali)


SERVE CORAGGIO ED IMPEGNO DEGLI AMMINISTRATORI

Chiediamo agli amministratori il massimo impegno e coraggio nel prendere decisioni politiche basate su dati e analisi riguardo la gestione dei rifiuti provinciale, evitando che le scelte vengano prese solamente dai gestori, il cui interesse legittimo è quello di aumentare annualmente gli utili.

Chiediamo infine che sia l’Assemblea Territoriale d’Ambito la sede in cui programmare e valutare le scelte sull’impiantistica necessaria ad una virtuosa gestione dei rifiuti nell’Ato 1 e non i consigli comunali di singoli comuni.

Mentre a Legambiente ricordiamo che il biodigestore è un impianto industriale nato per lavorare i rifiuti, anziché creare energia. E visto che la Direttiva europea mette al primo posto la riduzione dei rifiuti, il rischio di questi impianti è che si punti a farli sovradimensionati, funzionali proprio al business dell’energia, e che ci porterebbe nella direzione opposta a quella indicata dall’Europa.”

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