FANO – “Molto naturale pensarlo se quasi tutte le strade della Provincia e del Comune vengono manutentate solo in funzione delle quattro ruote.
Considerato che il territorio fanese continua a soffrire per la mancanza di piste ciclabili che possano definirsi tali e di un piano generale da attuare almeno per stralci, si auspicherebbe che almeno la manutenzione dei bordi-strade e dei tratti di pavè fosse minimamente adeguata.
Se le strade presentano tante carenze sui loro bordi cosa vorrà mai dire? Semplicemente che coloro che amministrano non sono avvezzi alla mobilità cosiddetta “dolce” che, per loro negligenze, diventa amara.
Di fatto i poveri ciclisti locali, ovviamente costretti ai bordi delle carreggiate, devono continuamente “combattere” contro ammanchi di asfalto o di selciato, increspature, ondulazioni, buche e rattoppi in rilievo.
Pericoli costanti e puntuali a bordo strade che si presentano puntualmente per i ciclisti e a volte anche per i pedoni. Gli pneumatici delle auto possono anche digerire certe irregolarità dei fondi stradali – anche se la manutenzione predilige la carreggiata centrale — , ma quelli delle bici reagiscono troppo spesso provocando disagi, pericoli e incidenti.
I ciclisti vengono troppo spesso tacciati da ineducati o sprovveduti, ma quando all’improvviso incontrano buche o altre irregolarità (come in foto, ne potremmo riallegare a centinaia) istintivamente sono portati a schivare, portandosi all’improvviso verso centro strada o fuori strada (più raramente). Cosa succederebbe in tali casi al sopraggiungere di auto o moto? Semplice: il ricorso al… Pronto Soccorso. Così i costi socio-sanitari sopravanzano quelli per le normali manutenzioni delle strade.
Lo stato laterale delle nostre strade è colpevolmente pietoso e confligge col progetto di sviluppare in tutto l’ambito provinciale un remunerativo turismo ciclistico; opportunità che la vicina Romagna ha fatto sua da tempo. Emblematico resta lo stato attualmente pietoso del manto della Flaminia, vera pista ciclabile disponibile in attesa della futuribile ed ondivaga ciclabile dell’intera vallata.
Critica che va oltre la specificità delle competenze gestionali. Intanto poco risolvono gli stitici, sparuti e limitati contentini di interventi come a S. Orso, Cuccurano, Fornace, curve del S. Bartolo, ecc.; in tutto il resto del sistema viario le buche e i dissesti regnano e perseguitano soprattutto i ciclisti. Sta molto meglio Pesaro che ha raggiunto i suoi 110 km. di piste dedicate, ma il resto viario della Provincia langue tra i dissesti.
E allora? In primis occorre stanziare più fondi al capitolo manutenzioni. Poi occorre erudire meglio gli operatori delle manutenzioni, indicando loro che esistono anche i bordi-strada e che le toppe catramate in eccessivo rilievo non danno sicurezza a manubri e tubolari.
Inoltre occorre sempre più imitare gli esempi virtuosi che favoriscono la mobilità ecologica e l’educazione civica, almeno nel nostro piccolo, dato che Olanda, Danimarca, Svizzera appartengono ad altro pianeta.
Se lo stato delle nostre strade dovesse perdurare nell’attuale incuria, non sarebbe fuori luogo che Associazioni (ForBici), Federazioni (FCI, UDACE, FIAB) e semplici cittadini si accordassero per organizzare manifestazioni eclatanti e sensibilizzanti; per esempio sfilando lentamente in massa con bici a centro strade, magari di sabato (per non danneggiare chi si sposta per lavoro). Sarebbe un’estrema ipotesi, qualora…”
Massimo Ceresani