Il Metauro
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“Per la Sinistra in provincia serve discontinuità con il passato”

La riflessione di Marinella Topi di Art. 1 su temi come l'ospedale unico, il progetto della diga sul Candigliano e il biodigestore.

Marinella Topi, Art. 1

PESARO – “Seguo con attenzione le riflessioni che da diverse parti della sinistra vengono proposte su cosa fare per il futuro e per intercettare le risorse del Recovery. Mi sembra che non tengano conto di un punto fondamentale: dopo la pesante sconfitta elettorale non si possano riproporre ricette e azioni sonoramente bocciate dagli elettori.

Noto che, soprattutto, il PD fa fatica ad “elaborare il lutto” e chiede alla giunta regionale di destra continuità amministrativa con la precedente senza rendersi conto che è proprio quella continuità che si è voluto spezzare.

Occorre, invece, elaborare un nuovo progetto politico e una nuova proposta che deve nascere da alcuni temi di fondo.

La rivoluzione tecnologica ha creato nella nostra provincia un nuovo disquilibrio fra aree costiere e interne, dove maggiori sono le difficoltà di connessione, la denatalità ha colpito più duramente le aree interne già segnate da invecchiamento e depauperamento del territorio, la difesa dell’ambiente e dei beni comuni devono rappresentare il filo rosso attorno a cui costruire la nuova politica.

Alla luce di tutto ciò penso che non si possa riproporre la realizzazione di un ospedale unico perché aldilà di tutte le giustificazioni che si possono trovare, è un fatto che mentre si discuteva d’ingegneria amministrativa, penalizzante per il pubblico, le persone sulla costa come nelle aree interne si sono sentite più sole, meno protette.

Le lunghe file d’attesa per una visita che costringevano tutti a rivolgersi a pagamento alle strutture private, le peregrinazioni da un ospedale all’altro: Pesaro, Fano, Urbino, Sassocorvaro, l’assenza di servizi sanitari nelle aree interne, la ricerca di strutture altamente qualificate che, per diverse ragioni, non potremmo mai avere nella nostra Provincia hanno determinato la sfiducia nei confronti della sinistra e il maturarsi di un consenso attorno all’idea che occorrevano più servizi pubblici territoriali e di prossimità, proprio come ci sta insegnando il Covid.

Ancora ma veramente la sinistra può pensare che il biodigestore o l’invaso sul Candigliano creeranno nuovo sviluppo?

Abbiamo forse l’idea d’intercettare finanziamenti senza considerare i costi ambientali e sanitari che interventi come questi comporterebbero?

Siamo disposti a pagare un prezzo sull’altare degli utili devastando un ambiente incontaminato?

Io penso che se vogliamo recuperare un rapporto con i cittadini, soprattutto, giovani sia molto più produttivo pensare a biodigestori adeguati ai rifiuti che produciamo, costruiti nel rispetto delle norme o a una grande campagna di manutenzione e investimenti sulle reti acquedottistiche che perdono acqua e non sono collegate, sugli invasi attuali da ripulire, sui controlli da esercitare su chi consuma acqua senza ritegno.

Mi piacerebbe che la sinistra discutesse dei nuovi valori cui uniformare la sua azione”.

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