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Lettera dell’Arcivescovo di Urbino Tani nel tempo del Coronavirus

Le riflessioni di Monsignor Giovanni Tani nella terza domenica di quaresima

monsignor giovanni tani arcivescovo di urbino
Mons. Giovanni Tani (foto Il Nuovo Amico)

URBINO – L’Arcivescovo di Urbino Giovanni Tani scrive ai fedeli della diocesi una seconda lettera nel tempo forte di quaresima (leggi la prima lettera) segnato dall’epidemia di Coronavirus.

“Carissime/i,

siamo alla terza domenica di quaresima e il Coronavirus ci ha portati ad essere tutti in quarantena.

Mi viene in mente la parola del Qoelet che dice: “c’è un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci (Qo 3,5). Noi, per attualizzare, potremmo anche dire: “C’è un tempo per uscire e un tempo per stare a casa”.

Del resto quando uno sta male rimane a casa. In questo tempo il corpo sociale è malato, nel senso che è attraversato da un virus che purtroppo raggiunge molti e mette nella sofferenza molte famiglie, ma potenzialmente può riguardare tutti; allora prendiamo quelle decisioni che possono contribuire a rallentarne la diffusione.

Se poi, uscendo di casa per qualche necessità, passate davanti a una chiesa, potete entrare per un momento di adorazione. Sempre attenti alle distanze, qualora incontraste altre persone, perché il virus entra anche in chiesa!

Ma forse in questo tempo siamo chiamati ad approfondire una parola del Vangelo che risuonava proprio nel mercoledì delle ceneri (avevamo già iniziato le tribolazioni di questo periodo difficile).

Diceva: “Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà “ (Mt 6,6).

In questi giorni possiamo potenziare una preghiera che parte dal cuore, dal centro di noi stessi, dove noi siamo sempre in un “a tu per tu” con Dio, anche se non ne abbiamo sempre coscienza.

Siamo poi convinti che “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). Vedete la forza e la bellezza della preghiera in famiglia!

Anche in casa possiamo realizzare quello che dice Gesù alla Samaritana proprio in questa domenica: “i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità” (Gv 4,24); il che significa che la sostanza della nostra preghiera sta nella comunione continua con il Padre, nello Spirito, seguendo il Figlio, che è la verità. E questo si attua nel modo più pieno nella messa, ma può essere vissuto senza limiti in ogni tempo e in ogni luogo.

Insomma, non c’è bisogno che lo ricordi, il dono della fede è il più grande che abbiamo e ci aiuta, anche nelle circostanze più difficili, a vivere senza perdere la speranza, anzi rafforzandola sempre di più. La grandezza della fede ce la fa intuire Gesù con queste parole sempre rivolte alla Samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti parla!”.

Ecco, vi auguro di mettere in atto tutta la fede che avete.

Nella mia cappellina ogni giorno celebro per voi, da solo, così come fanno i sacerdoti nelle chiese. Tutti, dopo il Padre nostro, diciamo: “Liberaci, Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni”.

Stiamo vivendo un tempo di “clausura” che ci avvicina un po’ alle nostre sorelle claustrali che sono in prima fila a pregare per tutti.  Buona domenica!”

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