CARTOCETO – “All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?… Non vive ei forse anche sotterra, quando gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure nella mente de’ suoi?
Celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote è negli umani;
e spesso per lei si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi”.
Chi non ricorda “I Sepolcri” di Ugo Foscolo? Magari il solo pensiero riporta a qualche “angosciante” interrogazione del proprio percorso scolastico.
Foscolo parla della “corrispondenza di amorosi sensi” grazie alla quale la persona morta continua a vivere nell’amico e il suo ricordo non si cancella con il disfacimento fisico del corpo causato dal tempo.
Sono rimasto sempre colpito da questo passaggio, perché sia che si creda o meno, è profondamente umano continuare a sentire dentro di noi la presenza di chi non c’è più. Ci portiamo in dote pensieri, azioni, gesti di chi ci ha lasciato come tanti piccoli strati che formano la nostra personalità.
In questo senso, acquisisce un valore centrale il ricordo dei defunti, a cui la tradizione religiosa nel mese di novembre ci richiama, e soprattutto il valore della morte.
La morte è un fatto storico che abbiamo cercato di “eliminare” dal nostro presente nella convinzione che un individuo nasce, vive e poi… forse muore anche. La morte fa paura, eppure, una piena coscienza della sua “presenza”, permetterebbe di rivedere molti nostri atteggiamenti, comportamenti e forse ci aiuterebbe a vivere esistenze meno travagliate. La morte è stata nascosta alle giovani generazioni.
Qualcuno più attempato ricorda quando il figlio più piccolo veniva portato all’obitorio, o spesso in casa, perché a casa si moriva, e lo si invitava a dare un bacio al nonno defunto. Qualcuno è ancora traumatizzato, ma la visione di una condizione “abbastanza insolita” permetteva di cogliere la vita nella sua essenza di caducità.
In questo, la religione è sicuramente una “mano santa”, la possibilità di intravedere oltre il buio di una bara chiusa ed un semplice corpo in decomposizione la prospettiva della risurrezione è di
una potenza sconvolgente.
Foscolo, semplicemente, enfatizza il concetto della memoria di chi ci ha lasciato che in realtà continua a vivere, in parte, in ciascuno di noi. Allora anche il gesto di portare un fiore su una tomba o semplicemente fare visita ad un defunto acquista un valore diverso: non rappresenta solo la felicità del fiorista di turno ma rafforza la foscoliana ed umana “corrispondenza d’amorosi sensi”.