Il Metauro
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Il messaggio dei Vescovi di Urbino, Pesaro e Fano per l’avvio del nuovo anno scolastico

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Mons Tani, Mons. Coccia, Mons. Trasarti

Il dubbio che la scuola abbia perduto la possibilità di educare oggi è diffuso, tra le persone di scuola e anche nell’opinione pubblica. La sfiducia nell’istituzione scolastica, riflesso della più generale sfiducia verso tutte le realtà educative, accompagna docenti e studenti e influisce sui loro comportamenti e sulle loro motivazioni.

L’informazione dei mass media contribuisce alla scarsa autorevolezza dell’istituzione scolastica, ogni volta che ne ritrae l’impotenza o pubblicizza, spesso con dovizia di particolari, quegli episodi che sembrano sancire l’inefficacia dell’azione della scuola. E’ dunque opportuno interrogarsi se la scuola possa ancora costituire per le nuove generazioni un punto importante per la loro crescita.

Occorre restituire dignità e onorabilità al personale dirigente e docente, allargare gli spazi della loro autonomia per liberarli dall’ingessatura della burocrazia e dall’immobilismo; aprire porte e finestre al contributo della società civile per rivitalizzare metodi didattici, contenuti disciplinari, profili professionali, prospettive culturali; assumere la qualità come criterio e paradigma di riferimento per l’assunzione, gestione e valutazione del personale, per la definizione del servizio erogato  agli studenti; assegnare un budget proporzionato ai crescenti compiti che si vanno chiedendo alla scuola; diffondere le nuove tecnologie didattiche digitali; garantire la sicurezza delle strutture edilizie.

Educare è un atto d’amore, è dare vita. E l’amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai ragazzi e ai giovani. L’educatore deve essere anzitutto molto competente, qualificato, e al tempo stesso ricco di umanità, capace di stare in mezzo ai giovani con stile pedagogico, per promuovere la loro crescita umana e spirituale. I giovani oggi hanno bisogno di qualità dell’insegnamento e insieme di valori, non solo enunciati, ma testimoniati. La coerenza è un fattore indispensabile nell’educazione dei giovani. Coerenza! Non si può far crescere, non si può educare senza coerenza.

Educare al dialogo interculturale. La non facile convivenza di culture diverse, sfocia, talvolta, in forme conflittuali, che derivano dalla percezione che l’“altro” rappresenti una minaccia, incombente sui propri modi di vita, sulle abitudini più radicate, perfino sui valori più profondi. L’educazione è chiamata in causa, perché le si chiede di offrire un contributo essenziale alla formazione di ‘nuovi’ cittadini, capaci non solo di convivere nella diversità, ma di costruire insieme un mondo migliore, anche grazie al peculiare contributo che ciascuna cultura può apportare.

Ciò che è in gioco in questa fase storica, non è tanto il rapporto dialettico dell’uno all’altro o il faccia a faccia problematico degli uni e degli altri, quanto la situazione paranoide dell’escluso: l’uno da un lato, gli altri dall’altro. Noi siamo ancora dominati dai rapporti di rivalità e di scontro, dalla contrapposizione delle politiche, delle religioni, delle sperequazioni economiche, e infine dall’ineguale accesso alla conoscenza.

Ci vuole tanta pazienza a scuola: per quella “giusta misura” che ogni giorno cerchiamo di proporre e di condividere con i ragazzi, con i loro genitori, con le tante pressioni sociali.

Auguriamo a tutti di respingere la tentazione di considerare la scuola una azienda o una impresa, per dedicarvi alla cura della costruzione di una comunità nella quale si diffonda la cultura del dialogo, dell’incontro, del reciproco riconoscimento fra diverse culture, promuovendo dentro e fuori la scuola tutte le collaborazioni possibili e utili a realizzare l’intercultura.

Auguriamo ancora di essere una comunità autentica capace di sperimentare rapporti personali e professionali non superficiali, fondati sulla condivisione della comune preoccupazione educativa.

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