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Gli effetti delle ondate di calore nel Mediterraneo

Incontro pubblico alla Biblioteca San Giovanni di Pesaro. Relatori dell'incontro Massimo Ponti ed Eva Turicchia dell'Università di Bologna

ondate di calorePESARO – Venerdì 24 novembre alle ore 21,15, presso la biblioteca San Giovanni, Via G. Passeri, 102 un nuovo appuntamento del progetto Adriatic Conservancy.

Massimo Ponti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Alma Mater – Università di Bologna, insieme ad Eva Turicchia fra i principali autori del primo studio europeo “Marine heatwaves drive recurrent mass mortalities in the Mediterranean Sea” che ha valutato le conseguenze delle ondate di calore marine sulla fauna marina per cinque anni consecutivi, ci racconteranno cosa sono e quali ripercussioni negative hanno tali fenomeni per gli ecosistemi marini e le attività umane legate al mare.

Non ci sono dubbi. Nei prossimi 5 anni il riscaldamento globale farà innalzare a livelli record le temperature. Lo anticipano le previsioni dell’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite.

L’Italia è il paese che ha registrato la più alta mortalità a causa delle ondate di calore in Europa durante la stagione estiva 2022, ben al di sopra della media europea. Ebbene, così come sulla terraferma, anche nell’oceano si verifica lo stesso fenomeno.

Sono denominate ondate di calore marine e sono caratterizzate da un aumento della temperatura dell’acqua per almeno 5 giorni consecutivi ma possono durare anche molto più a lungo.

“Il problema è che conosciamo molto poco di quanto avviene nelle profondità marine – ci spiega Massimo Ponti – la ricerca conferma che la crisi climatica sta colpendo gravemente gli ecosistemi marini costieri di tutto il mondo, Mediterraneo incluso.

In particolare, un aumento nella frequenza, nell’intensità e nell’estensione delle ondate di caldo sta causando gravi eventi di mortalità che costituiscono una minaccia senza precedenti al funzionamento degli ecosistemi costieri”.

“I risultati del nostro studio – afferma Eva – mostrano che tra il 40 e il 75% delle specie marine considerate sono state colpite da eventi di mortalità di massa in concomitanza con i casi registrati di ondate di calore.

Tra quelle più colpite, ci sono anche specie fondamentali per il funzionamento e il mantenimento della biodiversità degli ecosistemi costieri, come la Posidonia oceanica e la gorgonia rossa: due delle specie più emblematiche del Mediterraneo”.

“Se vogliamo ripristinare gli habitat perduti e i beni e i servizi ecologici che questi generano è necessario sviluppare metodologie di intervento durante e azioni di ripopolamento dopo le morie – conclude Massimo Ponti – Per fare tutto questo serve una grande sensibilizzazione e consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni, ma anche il sostegno alla ricerca con finanziamenti nazionali e internazionali”.

Adriatic Conservancy è un progetto di Sub Tridente e Parco Naturale del San Bartolo e si avvale del patrocinio del Comune di Pesaro, Pesaro 2024 e delle associazioni no-profit La Lupus in Fabula, Fano Unimar e Reef Check Italia. www.adriaticconservancy.wordpress.com

L’ingresso all’iniziativa è libero

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