Il Metauro
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Ferrovia metaurense, la patetica guerra (voluta) tra treno e bicicletta

Una contrapposizione che va avanti da decenni e che, molto probabilmente, fa comodo a qualcuno

bici_ferrovia_guerraAnni di dibattiti sul ripristino della ferrovia Fano-Urbino hanno fatto si che non si sia mai arrivati ad un progetto ambizioso mentre tutte le altre province marchigiane (eccetto Fermo), oggi, abbiano una loro linea ferroviaria interna.

Nella piccola Valle del Metauro e nella stretta Provincia di Pesaro si è riusciti a rendere partitica anche una questione come la riattivazione di una ferrovia esistente: la sinistra, ambientalista per natura che, stranamente, solo nelle Marche del Nord non sostiene il treno (definito green anche nel comunicato della Regione) e propone la pista ciclabile sulla ferrovia; ed una destra che si trova a difendere strenuamente questa opera di ingegneria e la sua riattivazione.

Il dibattito nel quotidiano ha assunto toni ancora più coloriti rievocando le lunghe code dei vecchi passaggi a livello attivi con la Littorina di 30 anni fa, il rumore provocato dal passaggio del treno “ciuf ciuf”, le vibrazioni alle abitazioni che sorgono troppo vicine alla ferrovia (chi le ha autorizzate?). Il treno è dipinto come quel mostro che finirebbe con il turbare la pace delle comunità che la linea ferroviaria attraversa. 

Ci si dimentica, in tutti questi anni, la tecnologia si è enormemente evoluta sia nei mezzi da impiegare che nella gestione degli attraversamenti. Last but not the least, ricordiamoci che uno dei capolinea di questa ferrovia è Urbino, città Unesco patrimonio dell’Umanità, il cui nome è già sinonimo implicito di attrattività turistica.

Contrapporre le due fazioni pista ciclabile e ferrovia è una mossa puramente strumentale per bloccare lo sviluppo di un territorio. E chi voleva ottenere questo obiettivo, lo dimostra la situazione di stallo che va avanti da anni, c’è riuscito. Entrambe le soluzioni possono coesistere anzi contribuire a rendere più attrattivo e moderno questo territorio.

Ma occorre che la politica faccia scelte coraggiose dirette verso un totale cambiamento della mobilità, un processo lungo che dura più del singolo mandato elettorale, purtroppo per noi.

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