Il Metauro
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Fano, la piccola Roma

La città della Fortuna ed il suo patrimonio storico di epoca romana conservato

fano arco augustoFANO – Roma caput mundi. Assodato e innegabile. In epoca classica, quando era al suo massimo splendore, la Città Eterna costituiva un vero e proprio faro di civiltà, tale da irradiare la sua grandezza ai quattro angoli del mondo allora conosciuto. Lasciandovi tracce di imperitura bellezza.

L’incuria degli uomini e l’inesorabile aggressione del tempo hanno in molti casi cancellato o di parecchio impoverito questo storico retaggio. A Fano, non per nulla baciata in fronte dalla Dea Fortuna, l’eredità romana si è viceversa conservata come e più che altrove.

A dirla tutta, meglio che in quasi tutti i luoghi illuminati dal Sole dell’Impero. Ed è per questo motivo che camminare per il suo centro è un po’ come andare magicamente a ritroso nei secoli, calandosi nella mirabilia che fu. In riva al Tevere e ovunque.

A farci da guida ideale in questo imperdibile viaggio dello spirito sono segni e vestigia che accompagnano discrete la nostra quotidianità al punto da essere a torto quasi ignorate dai più.

L’elenco è nutrito e di certo si arricchirebbe a dismisura se solo si potesse scavare un poco dove oggi sorgono case, cortili e strade. Il maestoso Arco d’Augusto, la cui bianca facciata sembra quasi specchiarsi nella gloria che gli arriva dall’Urbe lungo l’antica consolare Flaminia. Le stupende mura, seconde per lunghezza a poche altre, e la cui visibilità andrebbe esaltata eliminando gli alberi ad alto fusto che quasi le nascondono. L’anfiteatro, ahimé stolidamente sepolto sotto un mare di cemento quando era invece il caso di fermarsi a ragionare su come recuperarlo, valorizzandolo adeguatamente.

Il teatro, che si spera possa emergere in tutta la sua grandiosità dai ruderi delle costruzioni fatiscenti che lo opprimono non meno che dalle paludi di una stucchevole burocrazia. E, ancora, il cardo e il decumano, ben individuabili; i resti presenti sotto la chiesa di S.Agostino, la Memo e la Piazza. Per non parlare dei reperti ospitati presso il Museo Civico, in primis quel folgorante Mosaico della Pantera la cui ingiustificabile esposizione indifesa alle ingiurie degli eventi atmosferici e della maleducazione umana stentiamo da sempre a comprendere.

C’è davvero di tutto e anche di più nella piccola-grande Fano, degna figlia della nobile Roma. Abbiamo tra le mani talenti invidiati ed invidiabili. Vediamo di meritarceli appieno, facendone buon uso. A nome e per il bene di tutti.

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