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Digestore a Canavaccio, Carrabs: “Gambini deve avere il coraggio di dire no con atti pubblici”

La posizione dei Verdi presentata da Gianluca Carrabs sul progetto del digestore. I perché si tratta di un grave errore costruirlo a Canavaccio.

carrabs siccita sospendere cacciaURBINO – “Sul progetto del Biodigestore a Canavaccio vi sono almeno 3 gravi errori commessi dall’amministrazione Gambini.

Il primo è quello di non aver coinvolto i cittadini della progettualità che si voleva realizzare, il secondo di aver già costituito una società ad hoc che deve occuparsi del Biodigestore e la terza di non aver fatto un passaggio in Consiglio Comunale per chiarire quanto sopra espresso per poi ribadirlo sui giornali”.

Queste le parole di Gianluca Carrabs dei Verdi. “I rifiuti – continua Carrabs – non esistono, sono materie prime e seconde che indirizzate a un nuovo processo produttivo diventano un’opportunità economica, garantendo posti di lavoro e ricchezza per le comunità locali che ospitano gli impianti.

Nel nord Europa l’economia circolare traina il PIL, in Italia, escluse poche eccellenze, i politicanti come Maurizio Gambini, proponendo una localizzazione sbagliata per la realizzazione degli impianti come quella di Canavaccio, affossano il progresso.

Bisogna seguire la vocazione del proprio territorio non si può puntare su tutte le ruote per fare business. Alle porte di Urbino, in una delle frazioni più popolose della città non è realizzabile un Biodigestore anaerobico.

Questi impianti vanno collocati in aree industriali, che sono servite da una viabilità diretta, senza compromettere aree abitate. Nelle Marche per disposizione normativa le attività insalubri, come questa, vanno posizionate a 500 metri dai nuclei abitati.

Bisogna cambiare paradigma, passare dall’economia lineare, che produce scarti da smaltire, a quella circolare, che recupera tutto. Per questo le aree più idonee per realizzare questi tipi di impianti sono le discariche, luoghi già compromessi dal punto di vista ambientale, che vanno riconvertiti.

Non si posso danneggiare altri luoghi, come Canavaccio, che sono circondate da zone agricole o verdi, che per loro natura sono votate all’agricoltura di qualità o al massimo all’artigianato. Non possiamo subire ulteriore consumo del suolo.

Bisogna costruire sul costruito, riconvertire capannoni esistenti, riutilizzare aree industriali abbandonate. La nostra provincia ne è piena. Non si può operare l’ennesima sottrazione di suolo. Questo progetto trasforma una cosa positiva in una negativa.

Proprio come gli impianti fotovoltaici a terra. In linea di principio favolosi, ma se istallati su un crinale o in una vallata, il loro impatto diventa inaccettabile è insostenibile. Pertanto il procedimento amministrativo non deve cominciare affatto.

Il sindaco deve avere il coraggio di dire No. Ma non solo sui giornali e nelle assemblee, ma in Consiglio Comunale con atti ufficiali. Un no politico, non tecnico, perché Urbino deve valorizzare i suoi giacimenti naturali Cultura, Agricoltura, Beni artistici, artigianato di qualità.

Non può puntare su una speculazione, voglio ricordare che già ha costituito una società ad hoc per lo sviluppo del progetto, che crea reddito alle spalle dei cittadini che devono rinunciare alla loro bellezza, alla loro qualità della vita e a un modello di sviluppo sostenibile.

Aspettare l’esito della procedura di autorizzazione per il diniego è un grave tradimento a tutti gli abitanti di Canavaccio. Vorrebbe dire perdere in partenza e accettare un modello di sviluppo errato e non assumersi le responsabilità politiche per le quali è stato votato”.

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