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ASET e la fine lavorativa di cinque dipendenti della Coop Contatto

Il commento del circolo Gramsci Fano sull'esclusione della coopearativa Contatto come fornitore di servizi Aset.

contatto asetFANO – “Siamo rimasti veramente allibiti nel leggere il comunicato della Cooperativa Contatto dove si annunciava che da dicembre 2021 la stessa è stata esclusa da qualsiasi lavoro inerente la raccolta differenziata in alcuni comuni (Fossombrone, Isola del piano, Montemaggiore) che permetteva l’occupazione di 5 addetti tra cui tre disabili.

La Cooperativa Contatto per chi non lo sapesse è una cooperativa di tipo B che ha come compito principale quello di creare occasioni di inserimento lavorativo per soggetti fragili (disabili, pazienti psichiatrici, ex tossicodipendenti) altrimenti esclusi dal mercato del lavoro ordinario.

Tanta è l’importanza del suddetto compito che la legge nazionale prevede per tali cooperative agevolazioni fiscali e contributive uniche e meccanismi di assegnazione di commesse pubbliche specifiche.

C’è una lunga tradizione del comune di Fano che ha caratterizzato positivamente l’ente locale della ‘città della fortuna’ per cui non si capiscono le ragioni di questa scelta nei confronti di una cooperativa che ha fatto dell’inclusione delle persone più in difficoltà  la propria missione principale, cosa del tutto rara per i tempi che corrono.

Inoltre, i servizi sociali del comune sanno perfettamente che una persona disagiata che perde il proprio lavoro tornerà ad essere comunque a carico del comune.

Allora ci chiediamo come sia stato possibile che i vari uffici comunali e ASET, ognuno per la propria competenza, non siano riusciti a trovare una soluzione a questo problema agevolmente risolvibile!

I dirigenti, responsabili dei procedimenti amministrativi, sono chiamati a trovare le soluzioni congrue nello spirito della legge senza eccessive paure di commettere illegittimità dietro le quali, quando la politica abdica al proprio mandato, ci si nasconde con atteggiamenti burocratici e formali gravemente dannosi per tutta la comunità amministrata.

E proprio alla politica vorremmo porre alcune domande.

I vari partiti e gruppi consiliari che da un anno a questa parte ci innondano di comunicati quaotidiani sulla fusione ASET/Marche Multiservizi e sulla necessità di avere un’azienda tutta pubblica non pensano che anche garantendo quei 5 posti di lavoro si realizzi quel “bene pubblico” di cui ci si riempie la bocca quando si parla solo di ASET?

Comprendiamo perfettamente che è più facile gridare al lupo al lupo della privatizzazione di ASET – senza che nessun atto amministrativo sia stato messo in essere da questa amministrazione – che impegnarsi concretamente per salvare cinque posti di lavoro reali.

Ma questo, a nostro modesto parere, non è fare politica per il bene comune della polis ma semplice e meschina propaganda o peggio ancora il nulla assoluto”.

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