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Bilanci di fine anno, un’Alma in piena crisi

Un commento sulla situazione della squadra di calcio fanese, sia in campo che fuori.

fermi tutti virus alma juventus fanoFANO – La situazione in cui versa (cronicamente, verrebbe da dire) l’Alma? Facile: tremendamente comica se non fosse dannatamente tragica.

In casa granata, in omaggio alla regola gattopardiana, passano gli anni, cambiano le persone ma ogni cosa finisce  per rimanere incredibilmente uguale a se stessa. In campo come fuori.

Sul rettangolo verde da molto, troppo tempo si assiste ad un’interminabile via crucis di patimenti frammisti ad umiliazioni e nemmeno questa stagione si sottrae allo stucchevole andazzo. Se due allenatori che, pur interpretandolo in maniera antitetica, sanno di calcio come Alessandrini e Destro non hanno saputo cavare sangue dalle rape una ragione ci deve pur essere.

E va ricercata nel fatto, lampante e innegabile, che la rosa molto semplicemente non è all’altezza di una categoria che non fa sconti a nessuno, men che meno a chi (e non da oggi) pretende di fare le nozze con i fichi secchi, tentando rovinosamente di combattere i carri armati con le fionde.

La coppia Bernardini-Traini, che ha scalato in fretta la poco edificante classifica di chi le combina più grosse, farebbe bene ad effettuare un profondo esame di coscienza e, ora che il mercato riapre, ha il dovere di cercare di salvare il salvabile liberandosi di una mezza dozzina abbondante di elementi inutili se non dannosi e portando di contro a casa chili, centimetri, qualità ed esperienza.

Con tanti saluti al minutaggio, ai giovani raccomandati che non valgono una cicca e alla gigantesca amenità rappresentata da una società senza debiti ma fallimentare sul piano sportivo.

Qui c’è da restare a galla a tutti i costi e i conti in ordine (come se pagare gli stipendi fosse una virtù e non un sacrosanto dovere della proprietà) lasciano il tempo che trovano.

Detto di quanto accade sul terreno di gioco, per comprendere appieno l’andamento delle cose non ci si può esimere dal dare un’occhiata nella stanza dei bottoni.

La domanda a tal proposito si impone: chi tira le redini del club? L’impalpabile Offidani o quella vecchia volpe dell’immarcescibile Gabellini?

Troppe in effetti le coincidenze sul repentino passaggio di consegne per nutrire il benché minimo dubbio sulla risposta all’interrogativo.

Alla luce tali e tante miserrime premesse, hai voglia a chiedere all’anno nuovo di far sì che si volti finalmente pagina. L’impressione, comprovata dai fatti, è che ci si ritrovi ancora una volta a leggere lo stesso stantio copione. Ormai risaputo a memoria.

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