Il Metauro
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17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia

La riflessione del Coordinamento dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani sulla giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia

banner_giornate_nazionali_omofobiaLUCCA – Il 17 maggio 2004 veniva promossa la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia) dall’omonimo Comitato Internazionale a 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990) di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Tale ricorrenza è riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite.

La parità di trattamento rappresenta un principio imprescindibile dell’Unione europea. Infatti la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea corrisponde al primo documento internazionale esplicitamente incentrato sul rifiuto di ogni forma di discriminazione determinata dall’orientamento sessuale, art. 21, paragrafo 1: “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.”

“Precedentemente – come precisa il Coordinamento dei Docenti della Disciplina Diritti Umani – le Carte costituzionali delle varie nazioni più progredite ammettevano genericamente l’esistenza di difformità individuali considerabili “lecite” ma mai riferimenti così chiari ed espliciti avevano trovato un’attuazione ufficiale.

Effettivamente la marcia dei diritti umani per le comunità LGBT è stata lunga ma inesorabile, a partire dal 1990, quando per la prima volta manifestare un orientamento sessuale diverso da quello etero non venne più considerato uno stato patologico.

Oggi – continua il Coordinamento – riconoscere le diversità soprattutto nel mondo della scuola significa combattere e sconfiggere forme d’intolleranza / bullismo spesso “legittimate” dalla mancanza di una cultura autentica della condivisione, della solidarietà e dell’inclusione.

La radice della violenza e della prevaricazione affonda nella pretesa di creare barriere e vincoli tra gli esseri umani, arrogandosi il privilegio di scegliere in nome di tutti.

Molti adolescenti hanno tentato il suicidio o sono morti in funzione del rifiuto riscontrato tra i propri pari o nell’ambiente di riferimento determinato appunto dal proprio modo di essere.

Giovani vite che avrebbero dovuto esistere serenamente apportando il proprio contributo nel mondo attraverso il proprio talento e sensibilità sono state stroncate dal pregiudizio, dall’ignoranza e dai tabù.

In una società moderna fatti del genere non dovrebbero ripetersi mai più. Perché ciò avvenga la soluzione è semplice: rispetto.

Il rispetto che si può interiorizzare e sedimentare già da piccoli, attraverso il dialogo e lo studio di tutte le discipline, ma soprattutto mediante un’adeguata formazione civica oltre alla difesa strenua dei diritti umani, strumento prezioso, inderogabile e irrinunciabile nella società ventura.

Il Coordinamento propone, partendo dall’aforisma di Virginia Woolf “Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo”, di riflettere sull’importanza dell’alterità e dell’unicità della persona.

“Dio ama tutti, non bisogna giudicare ma lasciar vivere gli altri” (Papa Francesco, Angelus, 27/06/2021)

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