Il Metauro
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13 motivi per dire “NO” alla fusione tra Aset e Marche Multiservizi

La nota dell'Associazione Lupus in Fabula e del Forum provinciale per i beni comuni.

PESARO – “Preoccupante la prospettiva, riproposta questi giorni, di una possibile fusione tra ASET e Marche Multiservizi (MMS), al limite dell’inverosimile le scarne argomentazioni addotte da chi caldeggia il progetto.

La dimensione entro cui ci si muove è quella rodata ormai da tempo: poche le informazioni offerte all’analisi dei cittadini; celebrazione, a più livelli, di un’idea di fusione pretesa come inevitabile se si vuole garantire crescita occupazionale e sviluppo dei territori;  scarsa o nessuna riflessione sulle implicazioni nel medio e lungo periodo; scarsa propensione o apertura a discutere  di modalità gestionali alternative; poche e lodevoli le voci di amministratori e politici fuori dal coro, molte, purtroppo, quelle di sindaci pronti a sposare la causa con apparente superficialità.

La posizione dei principali sindacati, poi, risulta al limite dell‘accettabile. Infine, dolorosa la mancanza di considerazione per un esito referendario, quello del 2011, che servì a certificare la contrarietà dei cittadini alla privatizzazione  della gestione dell’acqua.

Sembra di ritornare ai primi anni 2000 quando l’ingresso del privato nella gestione dei Servizi Pubblici Locali veniva presentato come “obbligatorio”, ma soprattutto come portatore di efficacia, efficienza ed economicità quasi a dichiarare, indirettamente, l’incapacità/inettitudine di Provincia e Comuni a svolgere il proprio ruolo.

A questo punto appare doveroso portare sul tavolo del “confronto” almeno alcune tra le numerose possibili argomentazioni che giustificherebbero un NO secco alla fusione per incorporazione di ASET dentro MMS.

1) MMS è una società misto pubblico privata dove il privato,  Hera Spa, è una società quotata in borsa che ha come mission principale il business e, quindi, la realizzazione di utili;

2) Hera Spa ha tra i suoi soci ANCHE investitori professionali interessati solo all’aspetto finanziario. Assurdo considerare normale che, attraverso passaggi di bilancio, parte dei soldi pagati dai cittadini per un servizio essenziale (gestione acqua e rifiuti), finiscano nelle tasche di chi ha interesse solo al guadagno. Gli utili, se previsti, dovrebbero essere reinvestiti tutti nel miglioramento del servizio;

3) con il suo 46,70%, dentro MMS, Hera Spa ha già guadagnato un ruolo guida nel CdA potendo esprimere ben quattro consiglieri e, tra questi, l’Amministratore Delegato. La posizione del pubblico appare più che ridimensionata e nulla può essere deciso su gestione e investimenti se Hera non approva;

4) il preteso controllo del pubblico sul privato è una vera chimera. Si controlla ciò che si conosce. I sindaci, abituati ad esternalizzare da almeno vent’anni, non sembrano proprio nella possibilità di esercitare questa funzione. Fa sorridere e rattrista pensare a quanto veniva dichiarato, nei primi anni 2000, dai primi fautori della privatizzazione “l’importante non è la gestione dei servizi, ma il controllo…”.  Oggi questo mantra, una favola già all’epoca, non viene più proposto, chissà perché…;

5) i servizi oggetto del “contendere” sono essenziali per il cittadino. Nella fattispecie gestione di acqua e rifiuti. Chi controlla questi settori, così come chi controlla sanità, trasporti, energia, comunicazioni ha, di fatto, in mano la vita e il futuro delle persone;

6) con le privatizzazioni si esternalizzano saperi e professionalità che difficilmente saremo in grado di recuperare, soprattutto se non c’è interesse o volontà a farlo. La stessa cosa è avvenuta con Marche Multiservizi. A forza di deleghe, più o meno formali, la società sembra essere diventata, nella parte di territorio di propria competenza, l’unica portatrice di quelle conoscenze utili alla programmazione e alla progettazione. Sapere è potere e sembra abbastanza chiaro chi sia la parte che può esercitarlo;

7) essere soci attivi di una società per azioni sottende sapere anche di diritto societario altrimenti si dipende dagli altri anche per le decisioni di ordinaria amministrazione. Quanti i sindaci all’altezza del compito?

8) Marche Multiservizi costituisce, di fatto, la testa di ponte di Hera nelle Marche. Le Marche sono considerate terreno di conquista all’interno di un “gioco” tra quelle utility nazionali che hanno come principio guida il MERCATO e che considerano l’acqua, un Bene Comune,  alla stregua di una merce;

9) se si vuole che a gestire i servizi sia una Spa, occorre ricordare che più sarà grande la società di gestione minore sarà la possibilità di incidere da parte dei comuni. Il ruolo delle Amministrazioni pubbliche sarà  svilito sia dalla molteplicità delle componenti in gioco sia dalla presenza di un privato forte. Ricordiamo che, già oggi, i patti parasociali di MMS vengono firmati solo tra il comune di Pesaro ed Hera Spa senza che nessun comune possa entrare nel merito delle questioni. Figurarsi cosa potrebbe accadere nel caso gestore unico regionale;

10) ASET è una società tutta pubblica che ha il pregio di poter essere veramente attenzionata dai comuni che ne sono proprietari al 100%. Questo dovrebbe garantire maggiormente gli interessi dei cittadini in attesa che la Spa venga trasformata in una azienda speciale. L’assorbimento da parte di un’altra compagine societaria significherebbe perdita totale di autonomia e controllo;

11) la propensione, da parte delle amministrazioni locali, a cedere ad Hera parte o la totalità del proprio pacchetto azionario, significa acquisire capacità di spesa nel presente, ma ipotecare la propria indipendenza amministrativa nel futuro. Ovviamente anche quella delle amministrazioni che si succederanno e, con loro, quella delle popolazioni che i territori li abitano;

12) gli interessi speculativi sulla gestione dei servizi sono una certezza. In questi anni, uno dei pochi settori a non risentire della crisi economica è stato quello della gestione dei servizi. Il cittadino avrà sempre bisogno di acqua, gestione rifiuti, trasporti, energia, sanità ed altro ancora. Nulla di meglio che gestire questi settori per garantirsi un guadagno. Accettare, senza spirito critico, le dinamiche evolutive di questi comparti significa, più o meno direttamente, sposare la causa del business a discapito della tutela dell’interesse collettivo;

13) la presenza del privato nella gestione dei servizi significa perdere in trasparenza e democrazia. Un conto e’ presentare una richiesta di accesso agli atti ad una pubblica amministrazione un conto ad una società per azioni. Provare per credere! Più i centri decisionali e di potere sono lontani dal cittadino meno possibilità avrà questo di partecipare e incidere. Vale la pena ricordare che il contrario di pubblico non è solo privato, ma anche segreto… (dizionario dei contrari)

Insomma, la prospettiva che ci offre la fusione e’ addirittura più spaventosa di quella attuale. Da qui le nostre richieste e le nostre proposte: in primo luogo chiediamo ai comuni proprietari di ASET di mantenere il punto e di resistere, come hanno fatto sino ad oggi, al canto di sirene che sembrano foriere solo di sventura; in seconda battuta proponiamo ai soci della società fanese di predisporre per la conversione della Spa in azienda speciale che meglio garantirebbe gli interessi dei cittadini e, anzi, di farsi a loro volta promotori, verso i soci di MMS, di una controproposta: la liquidazione del socio privato Hera spa e la creazione di una azienda speciale consortile provinciale. L’Europa è piena di esempi in cui il privato è stato escluso e dove i livelli dei servizi sono più che eccellenti.

Per concludere chiediamo a sindaci e amministratori locali di approcciare le questioni con  ragionamenti a tutto tondo  e in grado di garantire una visione prospettica, ma soprattutto di smetterla con questo “gioco” alla deresponsabilizzazione a cui sembrano vocati alcuni tra loro. Cedere ad altri le proprie funzioni ha veramente poco di coerente. Vi siete candidati e siete stati eletti per amministrare, fatelo!”

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