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Tso per la next Generation? Usciamo dall’emergenza

Una riflessione su no-mask, uso del TSO e proposta di legge Ciccioli. La riflessione di Rimarchevole.

tsoFANO – “La vicenda del ragazzo sottoposto ad alcuni giorni di Trattamento sanitario obbligatorio è diventata un gioco tra schieramenti politici, questo ci distoglie dal nocciolo della questione: la tutela della libertà personale e la capacità di vivere le relazioni sociali.

Bene ha fatto Telefono viola, una associazione con grande esperienza circa l’abuso di Tso in Italia, a seguire la vicenda, e bene ha fatto Vito Inserra, esponente dell’associazionismo dei familiari di persone con disagio psichico, a far notare quanto fosse controproducente applicare un Trattamento sanitario obbligatorio ad un ragazzo nei fatti non pericoloso per sé e per gli altri. La società civile serve proprio a “contenere” scelte istituzionali e mediche inadeguate.

Che il ragazzo “no mask” non fosse in grado di vivere coi suoi compagni di classe è evidente, altrimenti non avrebbe preteso di imporgli la propria presenza a scuola senza mascherina.

E’ un fatto che la mascherina aiuti ad abbassare la soglia del contagio: non si tratta di una inutile convenzione sociale ma di uno strumento, assieme al lavarsi le mani e ad evitare luoghi affollati, che aiuta a gestire le pandemie da sempre.

Che ormai la ricerca in internet abbia minato la capacità, per le persone di ogni età, di orientarsi nello sterminato universo di internet, di scegliere le fonti attendibili di informazione è evidente. Vale il detto “chi cerca trova”, per cui ognuno può farsi una sua idea personale, e falsa, dei fatti, cercando semplicemente fonti taroccate o incomplete.

Le affermazioni di Pasteur, il fondatore della microbiologia, quando nel 1885 inventò il vaccino contro la rabbia, oggi ad esempio sarebbero di certo confutate, sui media, da qualcuno che affermerebbe che il virus della rabbia non esiste.

Vale sempre la regola del dotarsi di strumenti di informazione che si basino su fonti rappresentative e non manipolate. Al di là del caso isolato del ragazzo fanese, per questo esiste la scuola pubblica, che dovrebbe aiutare i ragazzi a fornirsi di un metodo di studio e di analisi critica e invece soffre di “Invalsi” e miseria di mezzi.

Il “solipsismo”, l’individualismo sfrenato, ha fatto da padrone in questa pandemia, e l’atteggiamento del diciottenne di Fano è solo un epilogo delle reazioni istrioniche di tanti: pensiamo a Vittorio Sgarbi, già protagonista nel giugno e nell’ottobre 2020 di due espulsioni di peso dal Parlamento per i suoi atteggiamenti aggressivi, grande critico della mascherina, che non portava nemmeno in aula. Qualcuno forse lo ha sottoposto a tampone coatto o ad un Trattamento sanitario obbligatorio? Ovviamente no.

Il diciottenne di Fano invece ha subito un trattamento punitivo della sua asocialità. Il trattamento coatto ha scatenato ancora più problemi e dato la possibilità a personaggi improbabili di primeggiare in un gioco politico che niente a che vedere con la difesa reale di libertà e diritti civili: la maggior parte dei politici scesi in campo contro il Tso al ragazzo, in nome della libertà personale, sono proprio coloro che caldeggiano proposte di legge come la Proposta di legge 2065 Ciccioli per il Tsop, il Tso prolungato ai pazienti psichiatrici, presentata nel 2009 dagli esponenti del “popolo della libertà”… .

Come Salvini, noto alfiere delle “riaperture” gradasse, che nel luglio 2018 accennava alla … riapertura dei manicomi perché in giro c’era “gente pericolosa”…come tutti coloro che in questi decenni hanno affossato la Legge Basaglia, tagliando i fondi per le cure domiciliari e territoriali ai pazienti psichiatrici.

Il Tso è troppo applicato nelle Marche, lo discutevamo già all’uscita del Rapporto nazionale sulla salute mentale. Non basta protestare per lo scarsa incisività delle figure di garanzia, come quella del Sindaco in caso di Tso: i dati lo presentano come un chiaro segnale di inefficacia terapeutica, le cure sono efficaci quando riescono a seguire la persona con disagio nella vita di tutti i giorni, e non nella “istituzione totale” ospedaliera.

Così come per il Covid, occorre uscire dall’emergenza dandoci gli strumenti di cui abbiamo bisogno nella vita di tutti i giorni: cure domiciliari, prevenzione, più investimenti nella sanità… proprio quelli che anche questo “Recovery Plan” miliardario non fa, proponendoci al massimo un aggeggio per misurarci la pressione a distanza”.

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