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Terremoto, la priorità è ricostruire le case di chi vive nei territori

I cittadini: "Le contrapposizioni politiche a vari livelli bloccano la ricostruzione"

terremoto due anni dopoAccanto alle opere pubbliche, come vanno ripetendo ormai da mesi gli abitanti delle zone colpite dal terremoto, è urgente far ripartire la ricostruzione delle case di chi vive in quei territori e che ancora sono “appoggiati” nelle casette o percepiscono il CAS (Contributo di Autonoma Sistemazione).

“Le poche pratiche arrivate a decreto – fanno notare dai territori – riguardano per la stragrande maggioranza, abitazioni che prima erano quasi sempre chiuse, e molte addirittura fuori cratere.

Nessuno ha mai messo in dubbio l’importanza delle seconde o terze case, per i nostri territori, spesso, in alcuni comuni del cratere, esse rappresentano la maggioranza e una imperdibile risorsa per la vita stessa di questi paesi, ma è altrettanto indubbio che quelli che avevano solo “quella casa” abbiano il sacrosanto diritto di poter tornare a casa quanto prima

Il problema però rimane la politica e l’uso in qualche modo strumentale che farebbe della situazione dei terremotati che finirebbe per paralizzare il processo della ricostruzione. Una burocrazia, si dice, volutamente lenta. “Gli Uffici Speciali per la Ricostruzione (USR) sono di fatto gestiti dai presidenti delle regioni.

E’ in corso – fanno notare alcuni cittadini – uno strumentale atteggiamento di contrasto e contrapposizione politica tra sindaci, governatori e il governo.  Spesso, il commissario per la ricostruzione appare il “sacco” del pugile, dove sfogare lamentele e diatribe politiche.

Crediamo che oramai sia chiaro a tutti, che “la ricostruzione” non sia nelle priorità della politica. Al massimo ci si accapiglia per la gestione delle molte risorse destinate alle opere pubbliche, opere, peraltro, troppo spesso assolutamente decontestualizzate e che nulla hanno a che vedere con i danni provocati dal sisma”.

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