Il Metauro
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Quell’estate del 1960 e il gelato di Ezio

Pillole di memoria, storie da bar. Gli aneddoti di Ezio Ambrosini di quell’estate di sessant'anni fa.

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Il Bar della Iole (anni ’70)

LUCREZIA – Ezio Ambrosini gestiva, assieme alla moglie Iole, il bar-alimentari che si trovava lungo la via Flaminia, una vera e propria istituzione.
La specialità di Ezio erano i suoi inimitabili gelati artigianali. Esattamente dieci anni fa abbiamo pubblicato sulle pagine de “Il Giornale del Metauro” i ricordi di quell’estate del 1960 legati ad alcuni fatti curiosi che accadevano nel bar e che Ezio annotava meticolosamente.
Un affettuoso ricordo di una Lucrezia che fu ed un omaggio ai quei personaggi che ne hanno segnato la storia.

“Entrano nel bar padre e figlio salutandomi.
Il padre mi disse con un po’ di sussiego: “Dai un gelato da 30 lire (non tanto grosso) a questo giovanotto che se lo merita perché ha dato gli esami ed è passato dalla terza elementare alla quarta”.
Ho preparato il gelato e il ragazzo, tutto contento, ha cominciato a leccarlo piano piano.
Dopo un po’ il padre, stancandosi di aspettare gli disse impaziente: “Dai sta svelto a leccarlo che dobbiamo andare a casa”. Ma il ragazzo rispose: “No, perché mi finisce troppo presto!”
Era un ragazzo che non mangiava tanto spesso il gelato”.

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Ezio Ambrosini (1927-2018)

Entrano nel bar cinque o sei bambini della prima o seconda elementare per comperare il gelato al cono ma uno di loro non poteva permetterselo (non aveva le poche lire).
Gli ho detto: “Vieni, che te lo regalo”. Era tutto contento!
Due giorni dopo sono ritornati e due non avevano le lire: glieli ho regalati.
Dopo altri due giorni ritornarono e in tre non avevano le lire e io, sorridendo, lo regalai a tutti e tre.
Dopo qualche giorno ritornarono e di cinque solo uno lo pagò.
Mi sono messo a ridere di gusto, glielo diedi comunque ma poi benevolmente gli dissi: “Adesso bambini state esagerando!”
Loro, poverini, rimasero confusi. Certo, la miseria era tanta e aguzzava l’ingegno.
Ho regalato quei gelati perché ripensavo a quando ero bambino io e, verso le cinque, veniva da Fano un gelataio in bicicletta con carrozzino. Lo stavo a guardare a passare ed ero soddisfatto anche se non potevo comprarlo: mi bastava guardarlo: non avevo soldi!

Un pomeriggio d’estate entra nel bar un signore anziano un po’ titubante.
Salutandomi mi chiese un gelato al cono. Glielo diedi e cominciò a leccarlo delicatamente (nel bar non c’era nessuno, era un momento di calma). Avendolo finito lo vedo venire verso di me con il cono in mano e mi dice: “riprendetelo, non l’ho toccato per niente!”

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