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Pillola abortiva: associazioni, partiti e movimenti sfidano la Giunta Regionale

Nelle Marche oltre l'80% dei medici ginecologi sono obiettori di coscienza.

aborto regione marchePESARO – “Si è costituita domenica 31 gennaio una rete spontanea, aperta ed inclusiva fra molti partiti e associazioni del territorio, con il dichiarato intento di avviare una battaglia politica, culturale e sociale sul tema dell’aborto, ed in particolare quello farmacologico, espressamente osteggiato dalla Giunta e dalla maggioranza del Consiglio Regionale delle Marche.

“Diversi ma uniti! Veniamo da mondi diversi e abitiamo in case separate ma siamo pronti a scendere in piazza fianco a fianco per garantire nella nostra Regione il diritto di accesso all’aborto” dicono i promotori dell’iniziativa.

Le dichiarazioni del governo regionale, così retrograde, patriarcali e oscurantiste, ci impongono di scendere in campo e di dar vita ad una campagna, fatta di eventi, manifestazioni e attività, finalizzata a sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla pillola abortiva (la RU486 o Mifepristone).

La situazione marchigiana era già preoccupante prima delle dichiarazioni di questa giunta: oltre l’80 % di medici ginecologi obiettori di coscienza, solo tre gli ospedali che somministrano la pillola abortiva, consultori senza personale e malfunzionanti, disinformazione nella popolazione.

L’apertura a ProVita, le allusioni a fantomatiche sostituzioni etniche e l’antiscientificità delle tesi sono gli elementi dell’inquietante dibattito in Consiglio Regionale che più ci hanno allarmato e fatto comprendere come sia possibile andare ancor più alla deriva: come si possono esprimere ancora oggi simili concetti? Tutto ciò è allucinante”.

Si aggiunge “la maggioranza in Consiglio Regionale che ha bocciato la mozione a firma PD e RinasciMarche sull’applicazione della 194 e delle nuove linee di indirizzo sulla RU486, crede di rappresentare la maggioranza di questa regione, la quale le avrebbe dato un mandato da non tradire.

Gli dimostreremo che non è così e che si sbagliano: la maggioranza della popolazione marchigiana sa che è un imperativo categorico garantire la libertà di autodeterminazione delle donne ed il potenziamento dei consultori anche come luoghi della prevenzione, della salute e dell’educazione sessuale”.

“È inoltre un dato di fatto che non sono solo le donne cisgender a poter avere bisogno di abortire: anche molti uomini trans o persone transgender AFAB (assignedfemaleatbirth, persone alle quali è stato assegnato il sesso femminile alla nascita) possono trovarsi di fronte alla scelta dell’aborto, incontrando una forte mancanza di informazione e formazione da parte del personale medico-sanitario, oltre ad una totale assenza di attenzione alle specificità dei bisogni delle persone trans”.

“La Legge 194 da sola purtroppo non appare sufficiente, perché non mette limiti alla possibilità di obiezione di coscienza e può essere quindi vanificata nei fatti. Le stesse linee di indirizzo del Ministero della Salute dell’agosto scorso, finiscono per essere lettera morta se negli ospedali e nei consultori regionali la RU486 non è mai arrivata (salvo le rare eccezioni di Senigallia, San Benedetto del Tronto e Urbino)”.

“Alle norme generali e astratte faremo seguire azioni singole e concrete. Al medioevo regionale opporremo illuministicamente la luce della ragione. Non lasceremo che le Marche diventino una nuova Polonia, in cui si nega il diritto ad abortire”.

“Cerchiamo alleati in questa battaglia per i diritti civili”.

Queste alcune delle dichiarazioni degli esponenti che prendono parte alla rete, con l’intenzione di mettere in campo iniziative di piazza e azioni dirette per contrastare i recenti attacchi frontali perpetuati dalla giunta regionale a danno dei corpi femminili”.

La nota è sottoscritta da: +Europa Pesaro-Urbino, Radicali italiani, Associazione Luca Coscioni, Volt, Verdi, Italia Viva, 6000 Sardine Urbino, Art.1, Dipende da Noi, Movimento 5 Stelle – Pesaro, Giovani Democratici – Marche

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