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Nuovo tracciato ferroviario accanto alla superstrada? Anche no!

Il progetto è di due professionisti fermignanesi. Il commento di un tecnico: in questa fase non ci possiamo permettere altro consumo di suolo.

fano grosseto superstradaPESARO – “Ho avuto occasione di leggere l’articolo che ha illustrato il progetto di costruzione di una linea ferroviaria da Fano a Grosseto da realizzare parallelamente alla “incompiuta” superstrada E78 e vorrei cogliere l’occasione per alcune osservazioni.

Non entro nel merito delle scelte dei due professionisti fermignanesi, perché per farlo occorrerebbe consultare gli elaborati e i principali parametri tecnici, intendo solo offrire alcuni spunti di riflessione.

Il loro lavoro però è interessante sotto il profilo dell’elaborazione, perché da tempo non si verifica il caso di professionisti che si dedicano a un’attività di progettazione ex novo dedicata alle ferrovie, settore infrastrutturale da tempo scarsamente considerato, specialmente per aree geografiche dove la mobilità su ferro è storicamente inesistente.

Proprio per questo però non si comprende il motivo di fondo per realizzare un collegamento del genere. La E78, cioè la superstrada Fano-Grosseto, venne concepita come asse viario veloce per unire Adriatico e Tirreno, rispolverando vecchie idee addirittura di fine Ottocento.

Tra i motivi c’era anche quella della integrazione tra i porti di Civitavecchia e Ancona, nel quadro dell’incremento della produzione di energia elettrica mediante le centrali a carbone.

Con il passare degli anni però le esigenze sono cambiate e l’E78 si è trasformata in un’arteria d’interesse poco più che locale, perdendo l’iniziale carattere strategico interregionale (nel frattempo era caduta anche l’idea legata ai porti) e viste le correzioni subite in corso d’opera, ad esempio con la deviazione da Calmazzo per Acqualagna-Cagli-Cantiano e perciò il conseguente allaccio con la strada statale della Contessa fino a Gubbio, da dove attraverso la strada di Pian d’Assino si raggiunge agevolmente la superstrada per Siena, cioè la Toscana.

Oggi, per rilanciare l’E78 il solo obiettivo credibile è quello del completamento e dell’apertura della galleria della Guinza.

Allora perché costruire una ferrovia che correrebbe parallela alla superstrada, quando questa da sola saprebbe sostenere le esigenze di mobilità tra aree centrali dell’Italia?

Il consumo di territorio è uno dei fattori pesantemente negativi del progetto dei professionisti fermignanesi, in un’epoca in cui al contrario si cercano soluzioni che lo evitino. In sostanza si finisce per contraddire clamorosamente non soltanto il principio della ferrovia quale argine ecologico al dilagante trasporto su gomma, ma ci si discosta dalle linee-guida del Recovery Plan europeo che invece punta proprio a progetti “green” in ogni loro parte.

Non penso solo alla costruzione della linea ferroviaria vera e propria, ma anche a infrastrutture di servizio quali le stazioni, alla loro individuazione, al loro collegamento con i centri di riferimento, alla integrazione dei binari con altre opere già presenti (strade, ponti, aree produttive).

L’impatto ambientale risulterebbe decisamente considerevole, specialmente per zone dove la tutela del territorio come fattore di richiamo per il turismo “dolce” è da tempo una priorità diffusa.

Senza dimenticare le previsioni sui costi di costruzione e ancor più di gestione, cosa quest’ultima che necessariamente deve far riferimento su un potenziale di utenza significativo e costante nell’intero arco dell’anno. Le Marche hanno già vissuto in passato la chiusura di ferrovie perché non più redditizie rispetto alle spese di funzionamento,

Si afferma che l’idea del binario che colleghi Fano a Grosseto abbia avuto l’interesse della Regione Marche e di RFI, Rete Ferroviaria Italiana. Risultato scontato nella sua genericità. In assenza di un Piano nazionale dei trasporti, che fissi con chiarezza quali tipi di modalità di trasporto vanno incrementate e mediante quali infrastrutture, ma soprattutto distingua i ruoli di istituzioni ed enti per la loro realizzazione, una bocciatura sarebbe politicamente solo dannosa per chi la decide.

C’è invece il fondato rischio che per perseguire questo progetto decisamente utopico, la Regione distragga importanti risorse economiche dal programma d’interventi necessari alla manutenzione e all’ammodernamento della rete di comunicazioni delle Marche, magari contando ingenuamente su un sostegno di RFI che, al contrario, è decisamente più… flessibile su questo versante.

Meglio sarebbe che quelle risorse, se disponibili, la Regione le dedicasse proprio alla superstrada E78, che resta comunque l’asse di comunicazione principale delle valli del Metauro e del Candigliano“.

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