Il Metauro
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Montecopiolo e Sassofeltrio, tra ostruzionismo e zona rossa

I due comuni pesaresi con un referendum hanno chiesto di passare all'Emilia Romagna. Il racconto del Comitato su quanto accade nei tempi del Coronavirus

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Blocco delle strade nel riminese verso le aree interne

MONTECOPIOLO – Una situazione strana è quella che stanno vivendo i cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio che dal 2007 stanno cercando di passare dalle Marche all’Emilia Romagna. Il racconto di Agostino D’Antonio per i comitati di “Sassofeltrio e Montecopiolo in Emilia Romagna”.

Vogliamo ricordare alla politica e a coloro che se ne fossero dimenticati, che ancora esistiamo, malgrado il corona virus e le trame trasversali allestite negli anni dal PD marchigiano (con l’ambiguità di quello emiliano-romagnolo) contro il risultato del referendum del 2007 dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio.

COSA E’ ACCADUTO NEGLI ANNI

Referendum consentito e condotto nel rispetto dell’art. 132 della Costituzione italiana e che affermò a grande maggioranza la volontà dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio di unirsi all’Emilia Romagna

Il risultato del SI, fu a Montecopiolo dell’83% e Sassofeltrio dell’87% e venne pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 158 il 10 luglio 2007.

Dopo il referendum in tanti fecero a gara per essere i primi a presentare il disegno di legge che desse seguito a quel risultato.

Ben 22 senatori e deputati PD presentarono un proprio disegno di legge che recepiva pienamente la volontà emersa nella consultazione referendaria.

Ma una parte del PD, quella al potere nelle Marche, incominciò a manifestare subito mal di pancia, per assumere in seguito un atteggiamento d’ostruzionistico occulto e negli anni apertamente sfrontato.

Malgrado le molteplici sollecitazioni rivolte alla Regione Marche di esprimere il parere previsto al 2 comma dell’art. 132 della Costituzione, da parte del Ministero per gli affari regionali, la Regione Marche non espresse alcun parere allo scopo di bloccare l’iter legislativo.

Il persistere delle iniziative ostruzionistiche e dell’atteggiamento anti costituzionale della Regione Marche, costrinse il “Comitato Montecopiolo e Sassofeltrio in Emilia Romagna” ad intraprendere un’iniziativa giudiziaria che si concluse con un atto che stabiliva, che “…il comportamento ostruzionistico nei confronti del procedimento, costituisce l’esercizio della discrezionalità politica, e per adempiere; il parere poteva essere sostituito da una iniziativa parlamentare”.

Il 12 marzo 2019 (dopo circa 12 anni), la Camera dei deputati votò il disegno di legge per il distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e la loro aggregazione all’Emilia Romagna con 343 voti favorevoli, 95 astenuti (PD e Leu) ed un voto contrario dell’on. Alessia Morani (pesarese PD).

Dopo il voto favorevole del Parlamento, il disegno di Legge doveva essere approvato dal Senato, ma il PD marchigiano con il sostegno di politici amici, intraprese iniziative di contrasto nelle Commissioni.

La crisi di Governo dell’estate 2019, con il cambio dell’alleanza governativa e con l’insediamento del Governo Conte II, nel settembre 2019, vide l’affermarsi di una nuova alleanza con l’accordo tra il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico e LeU.

Questa nuova alleanza trovò sulla questione Montecopiolo-Sassofeltrio, il disinvolto cambio di posizione del M5S rispetto al voto precedente alla Camera; al concetto della democrazia dei referendum e alla proposta di legge (favorevole) del sen. Croatti.

Trame, ostruzionismo, raccolta firme, audizioni, dissertazioni costituzionaliste, il tutto per impedirci di pervenire al risultato del nostro referendum del 2007, di aggregazione all’Emilia Romagna.

IL NOSTRO SILENZIO

Il nostro silenzio in questa fase emergenziale del covid-19 è dovuto al senso di responsabilità nel recepire la gravità del momento che il Paese sta attraversando in ordine alle scelte e all’impegno richiesto per fronteggiarla.

LA CONDIZIONE DI COMPLETO ABBANDONO

In questa condizione di democrazia sospesa per quanto attiene ai nostri diritti costituzionali, non possiamo non denunciare il completo abbandono dei territori di fronte al problema coronavirus.

Pur recependo l’insolita e grande difficoltà nell’affrontare la situazione del momento; del doveroso rispetto delle regole e delle indicazioni emanate dalle autorità; noi abbiamo avvertito l’ordinanza della Regione Emilia Romagna promossa dalla provincia di Rimini, di chiusura delle 22 strade di collegamento tra noi (in provincia di Pesaro-Urbino) e il riminese, come mancanza di considerazione dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio per l’intima connessione che ci unisce alla Romagna.

Il presidente della Regione Marche, Ceriscioli (PD), da alcuni mesi va sbandierando una presunta convenzione sanitaria con la Regione Emilia Romagna per i cittadini dei nostri comuni.

Una convenzione che giungerebbe dopo decenni di vuoto, di obblighi e di trascuratezza politica nei nostri confronti.

In questi mesi tra confini chiusi e convenzioni fasulle, i malati Covid di Montecopiolo e Sassofeltrio sono stati spediti nelle “basse Marche” piuttosto che nella vicina Romagna, a dimostrazione di quanto valgono certi accordi.

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I presidi ospedalieri più vicini ai comuni di Montecopiolo (in rosso) e Sassofeltrio (in verde)
Il CONTRASTO DELLA POLITICA

In questa situazione emergenziale tra i vari aspetti che vanno colti c’è l’insostituibilità del servizio sanitario pubblico e il limitato contributo della sanità privata nell’affrontare la pandemia.

Da alcuni anni e oggi in maniera clamorosa sono presenti due politiche contrastanti del Partito Democratico, sopratutto sulla sanità.

Il modello adottato e presente in Emilia Romagna (che è anche modello del sistema sanitario tedesco), di una sanità diffusa sul territorio con controllo e prevalenza in mano pubblica;

E il modello marchigiano che sostiene la privatizzazione spinta e che l’ha visto impegnato negli ultimi anni a chiudere ben 13 ospedali sui territori interni, nell’esaltazione politica della costruzione dell’ospedale unico provinciale.

Oppure come in questi giorni con la scelta della realizzazione del Covid Hospital di Civitanova, attraverso fondi privati (12 milioni di Euro) in gestione all’Ordine di Malta.

Sono le stesse contraddizioni interne al PD che noi abbiamo colto sul nostro referendum.

Da un lato una parte del PD che presenta la legge e dall’altro lato una parte che si astiene o vota contro. Un partito con due o forse tre politiche.

LA FASE 2

Chiediamo alla Regione Emilia Romagna e alla Provincia di Rimini che la fase 2 dell’emergenza sanitaria in corso, non generalizzi il divieto degli spostamenti tra regioni, ma che recepisca la particolare collocazione dei nostri comuni con la Romagna.

Vogliamo ricordare che a Montecopiolo esistono due villaggi turistici, costituiti da ville e seconde case di proprietà di famiglie riminesi e romagnole.

Il mantenimento del blocco stradale sul confine e sulle nostre strade risulterebbe dannoso per la nostra modesta economia ed esagerato in un’area vasta, scarsamente popolata e di sicuro distanziamento sociale.

CONCLUSIONI

La condizione di isolamento che stiamo vivendo in questi giorni è senza dubbio qualcosa senza precedenti non solo per noi ma per tutti gli italiani.

Ma vorremmo che le istituzioni e i partiti cogliessero il peso di chi ricerca da anni e che ha chiesto democraticamente diritti di cittadinanza che gli sono tuttora negati.

Che ha chiesto di accedere ai servizi più vicini e adeguati ed è stato preso in giro.

Su quest’aspetto politico noi sosteniamo che: “Lo sviluppo e la vivibilità su qualsiasi territorio, sia incompatibile con il mancato riconoscimento dei diritti”.

In questi giorni abbiamo capito meglio l’importanza delle attività su Internet.

Dallo smart working, alla teledidattica, alle videoconferenze, all’intrattenimento, ma anche l’accesso a servizi pubblici e privati.

Chiediamo alle forze politiche ed alle istituzioni di lavorare per superare al più presto il divario digitale tra aree interne come le nostre e le aree urbane.

Molti politici in questi giorni ci dicono che finita l’emergenza coronavirus nessuno sarà lasciato indietro.

Per noi basterebbe un atto politico. La riconferma di quanto è avvenuto alla Camera, con il voto favorevole del Senato, perché il nostro referendum e la nostra volontà di unione all’Emilia Romagna siano rispettati.

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