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Le Marche tra coronavirus e terremoto verso le elezioni regionali

La nuova giunta regionale che si costituirà dopo le elezioni avrà due patate molto bollenti da affrontare: terremoto e sanità

coronavirusANCONA – Nella giornata di ieri, domenica 1 marzo, in cui tutti i cittadini marchigiani attendevano la firma del decreto da parte del Presidente del Consiglio Conte circa l’inserimento della regione nei territori sottoposti a misure restrittive a causa del coronavirus, è arrivata la notizia che il Partito Democratico sceglieva il sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, come candidato alle prossime, imminenti, elezioni regionali.

Viene da chiedersi, ora, se tutto il centro-sinistra, compresi i cosiddetti “civici”, si riunirà attorno a questa candidatura o chiederà un candidato “civico”, ovvero fuori dai partiti e proveniente dalla società civile. Lo vedremo!

Comunque, chiunque saranno i candidati alle prossime elezioni regionali (sinistra, destra, centro, liste civiche, etc) dovranno fare i conti, da subito, con un paio di questioni questioni più che urgenti.

Prima questione: le Marche colpite dal terremoto. Parliamo di interi paesi distrutti, sulla via dello spopolamento, in molti dei quali vi sono ancora le macerie del 2016.

Tutti i governi che si sono succeduti hanno fatto una visita ed hanno promesso ma, constatando l’attuale situazione, non hanno mantenuto. C’è molta rabbia tra i marchigiani di quelle aree che si sono sentiti abbandonati ed anche presi in giro dalla politica.

Ciò che manca è la ricostruzione che, a distanza di quasi quattro anni, non è partita. Non sono bastate le manifestazioni e i continui appelli a “non essere dimenticati”!

Il DNA delle Marche è scritto in quei territori che oggi sono feriti. La burocrazia è diventata una scusa che autorizza la lenta agonia, a cui però, i marchigiani non si vogliono e non si devono rassegnare.

Seconda questione: l’assetto sanitario regionale. Ce l’ha rimessa in mente anche l’emergenza del Coronavirus proprio in questi giorni: la necessità di posti letto sufficienti e il bisogno di avere presidi diffusi sul territorio.

In questi giorni il virus fa temere il possibile intasamento dei servizi di terapia intensiva e si sta lavorando alacremente per contenerne la diffusione anche al fine di evitare di mandare in tilt gli ospedali esistenti.

Oltre a questa emergenza contingente, occorre chiedersi se sia sufficiente vedere ambulanze correre per le nostre strade facendo la spola tra un ospedale meno specializzato ad un altro. O poter contare su una rete di eliporti attrezzati anche peri voli notturni per trasportare tutti i pazienti gravi a Torrette.

Abbiamo inoltre assistito in questi anni ad una graduale privatizzazione di diversi servizi sanitari a discapito di quelli pubblici, privatizzazione che ci è stata “venduta” prospettando una maggiore efficienza. E’ questo il modello sanitario più adatto e senza altre alternative?

Il valore di un servizio sanitario nazionale pubblico, frutto di investimenti di decenni, è una conquista civile che non può essere né svenduta né piegata alle logiche commerciali che stanno condizionando ogni più piccola azione umana.

La campagna elettorale sarà un duro “campo di battaglia” e di confronto anche su questi temi. Speriamo che, dal giorno dopo l’esito elettorale quando alle parole dovranno seguire i fatti, a cadere sul “campo” non saranno però i cittadini marchigiani.

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