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Italia Nostra: “Sblocca cantieri = Sblocca Italia, e questo sarebbe il cambiamento?”

sblocca_cantieriANCONA – Italia Nostra considera il testo del decreto “Sblocca Cantieri” una brutta copia dello “Sblocca Italia” di renziana memoria. La bozza di testo che circola sui media, se fosse confermata, è inaccettabile nei suoi contenuti per gli effetti devastanti che si prospettano per il territorio e per l’economia stessa del Paese.

«Infatti l’introduzione del silenzio-assenso a 60 giorni produrrà l’esautoramento delle Soprintendenze», spiega Maurizio Sebastiani, Consigliere Regionale di italia Nostra. «In apparenza potrebbe sembrare un modo per abbattere le lungaggini della cosiddetta “burocrazia” ma non è così: le strutture periferiche del Ministero dei Beni Culturali soffrono ormai di croniche carenze di organico, che aumenteranno con l’andata in pensione dei dipendenti per “quota cento”. Il provvedimento quindi si potrebbe trasformare in  un furbesco colpo di spugna al sistema di tutele e un modo per escludere ogni forma di partecipazione al processo decisionale in tema di infrastrutture e grandi opere».

«Un argomento così delicato come la tutela del Patrimonio Culturale del Paese non può essere considerata di natura strettamente burocratica perché si tratta di valutare l’aderenza dei tanti progetti al principio costituzionale dell’art. 9, onde tutelare beni comuni indisponibili che appartengono a tutti i cittadini», prosegue Maurizio Sebastiani.

Preoccupa pure il ventilato ritorno alla pratica del subappalto e al massimo ribasso, tutte procedure che tanti danni hanno prodotto al Paese. E questo sarebbe il cambiamento?

«Da anni continuiamo a ripetere che la più grande opera pubblica da cantierare immediatamente è la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Che fine hanno fatto i miliardi stanziati e a che punto siamo con le opere necessarie?» ricorda Mariarita Signorini, Presidente nazionale di Italia Nostra. «E che dire della questione della messa in sicurezza dell’edilizia scolastica, oltre la metà senza certificazione di agibilità, in casi estremi fatiscente ma tutta bisognosa di urgenti interventi di manutenzione? Non pervenuta, sparita dalle agende di Governo, dopo tante promesse elettorali».

«Il Governo ci dice che così rilancia l’occupazione. Non è vero», spiega la presidente. «Si rilanciano solo le solite ditte dei “cari amici” delle grandi opere. Intanto la rete ferroviaria regionale e locale non conosce manutenzione da decenni, il materiale rotabile è vecchio e le merci continuano a essere movimentate su gomma (solo il 7% va su binario)».

«Quante ditte potrebbero lavorare all’ammodernamento delle scuole?» si chiede Mariarita Signorini. «E quante per la messa in sicurezza del paese dal rischio idrogeologico? Quanti posti di lavoro verrebbero creati se si ordinassero nuovi vagoni per il trasporto dei pendolari?»

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