Il Metauro
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Il saluto del Giornale del Metauro a Piero Talevi

Era marzo 2017 quando abbiamo dedicato a Piero Talevi la copertina dell’edizione nr. 175 del Giornale del Metauro in occasione dell'uscita del libro di poesie "Le Ninfe del Metauro"

piero talevi cover metauroCARTOCETO – Era marzo 2017 quando abbiamo dedicato a Piero Talevi la copertina dell’edizione nr. 175 del Giornale del Metauro in occasione dell’uscita del libro di poesie “Le Ninfe del Metauro”.Da lì era nata l’idea di realizzare una rubrica di poesia che è uscita periodicamente sul Giornale.

Piero era un appassionato e l’appellativo di “Poeta del Metauro” gli si era cucito addosso e lui ne andava orgoglioso.

Dopo una intensa frequentazione professionale, gli incontri si sono diradati nell’ultimo periodo. Di Piero però vogliamo ricordare la tenacia, la sana follia, il “caos creativo” e la sua capacità di intessere relazioni.

Era onorato di poter cantare le Ninfe del Metauro e le acque di questo importante corso d’acqua.

La notizia della sua scomparsa ci addolora. Lo ricordiamo con l’articolo pubblicato in occasione dell’uscita del suo volume di poesie “Le Ninfe del Metauro”, il libro che segna la sua maturità artistica, in cui, curiosamente, parla della sua morte e provocatoriamente afferma che sarà l’unico ad andare in Paradiso.

Fai buon viaggio Piero!

“A distanza di otto anni è stato pubblicato il nuovo libro di poesie di Piero Talevi, il poeta del Metauro, dal titolo “Le Ninfe del Metauro, amori e poesie” un omaggio al fiume Metauro, alla sua valle e alle sue persone.

Curioso, poliedrico, musicista, cantante, pittore e arredatore Talevi è originario di Novilara ed oggi vive a Calcinelli.

«Avevo due zie suore laiche che volevano un nipote sacerdote» racconta di se stesso Piero. Così si spiega la sua presenza in seminario accanto ai frati minori conventuali. Urbino, Carpegna, Montottone, Civitella del Tronto, Osimo e, infine, il Sacro Convento di Assisi sono le tappe della sua formazione.

«Ero e sono un tipo molto ambizioso – rivela Talevi – in quel periodo di studio mi sono innamorato un paio di volte e, alla fine, ho capito che la vita religiosa non era per me!». Ma quegli anni hanno lasciato nel Poeta del Metauro tracce profonde: un grande amore per la natura maturata fin dalla sua natia Novilara, borgo dal quale è possibile dominare mare e monti. Le letture leopardiane del Liceo ed un’indole innata hanno fatto il resto.

«È stato un carissimo amico a spronarmi a pubblicare le poesie che tenevo nel cassetto». In questo modo è nata la prima raccolta nel 2004. Passano gli anni e l’amore per la poesia non lo abbandona tanto da meritarsi l’appellativo di “poeta del Metauro”, coniato per lui dagli amici dell’Accademia dei Tenebrosi di Orciano, Rodolfo Tonelli e Giampaolo Baldelli.

«Questa valle e chi la abita mi ha accolto – afferma Talevi – spesso cammino da solo lungo l’argine del fiume. È una gioia profonda vedere l’airone cenerino, non ho mai visto la volpe. Il fiume è sacro, il fiume è vita e la poesia è vita!».

Non esita a definire la sua visione del mondo francescana. Nella pagine del suo ultimo libro i luoghi si mescolano alle persone con un minimo comune denominatore che è sempre l’amato fiume Metauro.

Alla domanda ‘chi sono le Ninfe del Metauro’, Talevi non esita a rispondere: «Le ninfe non sono solo creature mitologiche ma anche reali. L’amore è fantasia che poi si concretizza in con una donna vera. La ninfa – continua – è la bellezza, la bontà, la generosità degli abitanti di questa valle».

Ma che senso ha scrivere oggi un libro di poesie in un sistema in cui si è bombardati da informazioni, notizie, ecc? «Durante una conferenza Elsa Morante ad un giovane che le chiese: ‘A cosa serve la poesia?’ rispose: ‘E tu a cosa servi? La poesia è vita’. La poesia – aggiunge Talevi – serve a riacquistare quel sentimento di intimità, pace e serenità che abbiamo perso con la frenesia di tutti i giorni. Vorrei avvicinare i giovani con le mie poesie, riconquistarne almeno qualcuno, non solo quelli che hanno i capelli bianchi!».

Le poesie di Talevi sono la voce dell’anima: quando c’è burrasca racconta di andare al molo di Fano. «Gli spruzzi d’acqua che mi bagnano il viso creano in me un piacere fisico, il vento mi fa sognare!». Talevi è un ambizioso, come molti artisti, ha in sé quella sana follia che gli permette di vivere “sospeso” ma anche quella determinazione di chi vuole raggiungere l’obiettivo.

Talevi è un provocatore: si diverte a vedere le reazioni altrui quando afferma, ad esempio, di essere l’unico che andrà in Paradiso. Nella sua visione, ha già individuato la grande quercia a Carpegna al cui riparo ha chiesto di essere sepolto.

Con il volume “Le Ninfe del Metauro” Piero Talevi raggiunge una sua maturità. È il libro delle conferme importanti che non sono arrivate per caso ma sono il frutto di una crescita costante nella ricerca di senso e forma confermata da una critica autorevole che ratifica le sue doti poetiche.

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