LUCREZIA – Quest’anno ricorrono i 30 anni dalla scomparsa di Aurelio Cecchini, personaggio molto conosciuto ed amato a Lucrezia e non solo. Lo ricordiamo con le parole della moglie Dina Ricci pubblicate sul Giornale del Metauro.
“Sento il desiderio di ricordare Aurelio perché sono già trascorsi tanti anni da quel lontano 1 settembre 1993.
Eravamo partiti con la solita compagnia di ogni anno per Pozza, in Val di Fassa. Alloggiavamo all’Hotel Aida per trascorrere le ferie in serenità tra passeggiate, scalate e giochi a carte. All’Hotel Aurora, negli stessi giorni, c’era sempre un altro gruppo di Fano con il quale ci incontravamo.
Partiti di buon mattino ricordo che Aurelio, dopo aver dato le informazioni necessarie per un buon soggiorno, aggiunse: «Ed ora una preghiera per tutti quelli che non sono più qui con noi ma che comunque sono presenti nel nostro ricordo». Recitò un padre nostro ed un eterno riposo.
Alle 16.30 dello stesso giorno, mentre salivamo in gruppo alla Malga Alok per gustare un gelato, anche lui se ne andò lasciando tutti esterrefatti e nel dolore. Fortunatamente i più proseguirono la vacanza con Loris Bartolucci.
Fino a pochi anni fa, Aurelio fu ricordato nell’anniversario della sua morte, a Pozza, sempre con gli amici dell’Hotel Aida e dell’Hotel Aurora, guidati da Loris. Il parroco faceva sempre un toccante ricordo. Anche questo è ora nello scrigno dei ricordi e non si cancella.
Conobbi Aurelio nel 1953 quando frequentavo le Magistrali a Fano, allora giocava a calcio nell’Alma Juventus.
Una volta sposatosi si è trasferito a Lucrezia e, nel 1966, fu il primo allenatore di calcio e ricevette nel 2006 “post-mortem” un attestato di riconoscimento dal Lucrezia Calcio.
Di facile parola fu sempre attivo e presente nelle feste paesane, animava il bar Sanchioni all’avvicinarsi delle feste natalizie estraendo i numeri della tombola. Allietava con giochi vari le serate danzanti organizzate dalla profumeria Beltrami.
Fu presidente della società ciclistica Fratelli Andreoni ed invase il suo studio di coppe e trofei vinte nelle gare.
Dopo aver appeso la bici al chiodo, continuò ad organizzare con Loris Bartolucci gite in ogni dove come dimostra anche la poesia “Mal nostre diretor” che gli dedicò Vera Bargnesi. Era una consuetudine trascorrere dai primi di settembre, due settimane in Trentino, a Pozza, all’Hotel Aida.
Fra tutte le cose da lui fatte ed organizzate ciò che mi ha toccato il cuore è stato il suo cambiamento del suo pensiero giovanile: da adulto, stava volentieri accanto agli ammalati come è stato con Mirco Paolini, ai diversamente abili come Rolando Conti che portò in gita anche in carrozzina.
Aurelio aveva intuito e provato che aiutando il prossimo nel bisogno è più ciò che si riceve di ciò che si riesce a dare. Un sorriso ricevuto in cambio scende diritto al cuore ed è gioia vera”.