Il Metauro
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Guerra tra treno e bici: le Marche, una regione paradossalmente al plurale

Mentre nel sud della regione si investe sul treno, nel nord la ferrovia esistente deve diventare una pista ciclabile.

mobilita_marche_regione_pluraleChe le Marche fossero una regione al plurale, lo sapevamo già ma oggi ne abbiamo una ulteriore conferma. Proviamo a spiegarvi il perché.

IL NUOVO SERVIZIO MARCHE LINE
La notizia dell’attivazione di un nuovo collegamento ferroviario dall’Emilia Romagna per raggiungere le spiagge marchigiane è sicuramente una buona notizia.
Dal 5 luglio prossimo infatti, ogni venerdì alle 14.06 un treno regionale veloce partirà da Piacenza e si fermerà in tutte le principali stazioni costiere marchigiane con fine corsa a San Benedetto del Tronto. La domenica alle 18.05 il treno compirà il viaggio di ritorno verso Piacenza. Un servizio attivo fino al 1 settembre prossimo per raggiungere, in modo green, il litorale marchigiano.

Nel comunicato emesso dalla Regione si legge inoltre: “Il nuovo orario estivo dei treni, entrato in vigore domenica 9 giugno conferma l’offerta regionale verso le località balneari e le città d’arte: ogni giorno 25 treni regionali collegheranno direttamente Ancona con Pesaro, 18 con Fabriano, la città della carta, mentre saranno 11 i collegamenti che connetteranno la città dorica con Ascoli Piceno, 8 con Macerata e 22 con Jesi”.

Ecco quindi la conferma di una regione plurale, anche nelle scelte strategiche. Mentre si ribadisce che il treno è una scelta green (ecologica) e che si conferma la possibilità di raggiungere città d’arte dell’entroterra grazie alla strada ferrata, la Provincia di Pesaro e Urbino rimane completamente esclusa da questo circuito.


LA SITUAZIONE NELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO
Anni di dibattiti sul ripristino della ferrovia Fano-Urbino hanno fatto si che non si sia mai arrivati ad un progetto ambizioso mentre tutte le altre province marchigiane, oggi, hanno una loro linea ferroviaria interna.

Negli ultimi anni, anzi, l’ipotesi di trasformare la Fano-Urbino in pista ciclabile ha preso il sopravvento, facendo presagire anche la presenza di altri interessi poco chiari sul sedime presente. Le ragioni addotte sarebbero: il treno non lo prende nessuno, costa meno fare una pista ciclabile ed è più utile per tutti!

Non è nemmeno bastata una legge nazionale sulle ferrovie turistiche in cui anche la Fano-Urbino è inclusa; non bastano le politiche europee di mobilità che individuano nel treno una scelta “green” in linea con tutti i gravi problemi relativi ai cambiamenti climatici che hanno spinto milioni di giovani in tutto il mondo a scendere in piazza per salvare il pianeta.

Nella piccola Valle del Metauro e nella stretta Provincia di Pesaro si è riusciti a rendere partitica anche una questione come la riattivazione di una ferrovia esistente: la sinistra, ambientalista per natura che, stranamente, solo nelle Marche del Nord non sostiene il treno (definito green anche nel comunicato della Regione) e propone la pista ciclabile sulla ferrovia; ed una destra che si trova a difendere strenuamente questa opera di ingegneria e la sua riattivazione.

Il dibattito nel quotidiano ha assunto toni ancora più coloriti rievocando le lunghe code dei vecchi passaggi a livello attivi con la Littorina di 30 anni fa, il rumore provocato dal passaggio del treno, le vibrazioni alle abitazioni che sorgono troppo vicine alla ferrovia (chi le ha autorizzate?).
Il treno è dipinto come quel mostro che finirebbe con il turbare la pace delle comunità che la linea ferroviaria attraversa. Ci si dimentica, in tutti questi anni, la tecnologia si è enormemente evoluta sia nei mezzi da impiegare che nella gestione degli attraversamenti.

Last but not the least, ricordiamoci che uno dei capolinea di questa ferrovia è Urbino, città Unesco patrimonio dell’Umanità, il cui nome è già sinonimo implicito di attrattività turistica.


LE “NON” SCELTE CORAGGIOSE DELLA POLITICA
Contrapporre le due fazioni pista ciclabile e ferrovia è una mossa puramente strumentale per bloccare lo sviluppo di un territorio. E chi voleva ottenere questo obiettivo, lo dimostra la situazione di stallo che va avanti da anni, c’è riuscito. Entrambe le soluzioni possono coesistere anzi contribuire a rendere più attrattivo e moderno questo territorio.

Ma occorrono scelte coraggiose che solo la politica può fare: ridurre l’uso della auto private comunque inquinanti, introdurre il treno come mezzo trasporto pubblico, riorganizzare la rete degli autobus per collegare i paesi collinari scollegati, realizzare parcheggi di scambio nelle città che potrebbero essere così liberate dal traffico. In realtà basterebbe copiare ciò che stanno facendo in Europa, non occorre inventare nulla.

Se si vuole incentivare l’uso del servizio pubblico occorrono corse frequenti, non si possono sospendere i trasporti nei giorni festivi. Se si vuole proporre un cambio di abitudini (abbandonare l’auto per il mezzo pubblico) occorre poterne disporre frequentemente. L’equazione è molto semplice: poche corse di mezzi pubblici, minore utilizzo per i cittadini, più ricorso all’auto privata. E cambiare abitudini radicate richiede tempo ma se non si inizia mai….

Ritorniamo all’affermazione da cui eravamo partiti: le Marche una regione al plurale che può essere tradotto anche con le Marche una regione con politiche al plurale. Il dato che maggiormente sconvolge parlando di mobilità, infatti, è come, all’interno di una stessa regione, sia stata elettrificata la linea ferroviaria San Benedetto-Ascoli Piceno, si stia lavorando al potenziamento della Civitanova-Macerata mentre in provincia di Pesaro si pensi unicamente a trasformare la Fano-Urbino in una pista ciclabile.

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