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Gli ottant’anni di Marco Manoni

marco manoniLUCREZIA – Oggi primo marzo è un giorno particolare per Marco Manoni che compie 80 anni.

Negli ultimi anni “nonno Marco” è diventato famoso grazie alle sue storie che ha iniziato a raccontare ai bambini delle scuole elementari del nostro comune prima e poi anche in quelle limitrofe. Storie che sono diventate, dal 2010, una rubrica sul Giornale del Metauro con “Le storie di Marco” appunto.

Personaggio eclettico, lo abbiamo visto camminare per chilometri per le nostre strade con la sua bandana e la sua “bisaccia” sorretta da una canna. La sua memoria lucida e una scrittura semplice e genuina raccontano un passato che molti di noi non hanno conosciuto e che fa parte di una tradizione culturale e popolare che non possiamo e dobbiamo permetterci di perdere.

Nell’augure a Marco altri 80 di questi giorni pubblichiamo qui di seguito un testo apparso nel Giornale del Metauro nel 2012, in cui Marco, con molto coraggio, raccontava a tutti la scoperta della malattia e la lotta personale che, ancora oggi, porta avanti con tenacia. Un grande esempio di forza e determinazione per tutti noi.

Auguri Marco da tutta la Redazione!

QUANDO LA MALATTIA FA PAURA

Era il mese di aprile quando ho scoperto di essere ammalato di cancro e pensare che ormai erano diversi anni che della salute avevo fatto una delle ragioni della mia vita come: sana alimentazione, movimento fisico, smesso da tempo il vizio del fumo e quant’altro.

Allora quasi allibito ti chiedi: ma perché non ha funzionato! Oppure perché proprio a me! Ma questo fa parte dei misteri della vita, dove a volte la ragione non sa darci tutte le risposte.

Intanto ti senti cadere il mondo addosso, la voce stridula del destino sghignazza e si beffa di te, che atterrito, pensi di sfilare l’ultimo tratto dello corrimano della tua esistenza.

Così, addio progetti, addio sogni, addio illusioni e ti aggrappi agli affetti più cari come la famiglia, affidandoti ai medici ed alla medicina, che di questi tempi ha fatto passi da gigante e il più delle volte riescono a guarire.

Più tardi conoscerai il reparto di oncologia, una specie di anfiteatro dove tanti lottano nell’arena, con l’ausilio delle chemioterapie; nei corridoi sostano gli spettatori, che sono famigliari, badanti e volontari, in mezzo saettano i camici bianchi, medici e infermieri: sembrano angeli venuti dal cielo.

Davvero una complessa coreografia, con tanti concorrenti che rincorrono la guarigione, ed anche tu fai parte del movimento e sei in gara. Scorrendo il lungo corridoio verso levante, in fondo trovi lo studio e ambulatorio del dott. Mattioli, primario del reparto, un professionista competente, direi un uomo davvero speciale.

Perché riesce a rincuorarti, con modi bruschi e nello stesso tempo gentili una maschera burbera dai lunghi baffoni ormai imbiancati, il suo motto è: “Cuore, coscienza e competenza”.

Ma tornati a casa, nella penombra della tua camera, ti assale di nuovo la paura, un fremito ti raggela e ti morde l’anima, mentre navighi nei pensieri più disperati ma tanto tristi.

Intanto gli esami dicono che stai migliorando e questo ti rincuora, se poi riesci a rinvigorire la tua fede in Dio, mettendoti in simbiosi con il Vangelo di Gesù, si apre uno scenario nuovo che ridona pace alla tua anima.

Così ritrovi la speranza di rinascere a vita nuova e con le tue armi ormai logore riesci a trovare la forza per ricominciare, e godere ogni istante che Dio vorrà concederti ancora.

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