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Genitori si cresce: il corpo e la parola

Esperti a confronto con le famiglie per cercare di comprendere il "difficile mestiere" di essere genitore

incontro-genitori-san-costanzoSAN COSTANZO – Venerdì 14 aprile presso la sala consiliare del Comune si è svolto l’incontro dal titolo “Genitori si cresce: il corpo e la parola” organizzato dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’associazione Area Servizi di Cerasa,  il Circolo Acli oratorio Don Bosco, l’Ordine degli Psicologi delle Marche e l’Istituto Comprensivo Statale Enrico Fermi.

Ad introdurre l’incontro l’assessora del comune di San Costanzo Milena Volpe che ha letto un breve testo sottolineando come il dono più grande che abbiamo è la libertà e la necessità di saper lasciar andare i nostri figli per la loro strada.

A seguire nella carrellata di interventi, Margherita Iacucci, psicologa e psicoterapeuta, che lavora sulle emozioni e il corpo tramite l’analisi bio energetica, ha ricordato ai tanti presenti che tutto ciò che accade a livello psichico sulla persona ha risvolti sul nostro corpo, le somatizzazioni hanno origini antiche, nel nostro passato. “Non parlo dall’alto della teoria – ha proseguito la dottoressa – ma dall’esperienza diretta di genitore”.

Oggi c’è una grande esigenza di capire cosa dobbiamo fare con i nostri figli, come fare il buon genitore? Stiamo assistendo ad una rivoluzione antropologica. Se un tempo erano i figli che si adattavano alla famiglia, oggi  è l’esatto contrario, sono i genitori che devono adattarsi ai figli, siamo troppo preoccupati di rendere comoda la vita dei figli, preoccupati di non essere amati da loro.

A causa di questo timore, i genitori sono disposti a tutto pur di assecondare i figli perdendo il loro ruolo che è quello di dire dei “no” per poterli educare alla vita.

Dobbiamo essere genitori capaci di retrocedere verso noi stessi, saperci distinguere, separare, non siamo un tutt’uno con i figli ma un “uno + uno”, oscillando perennemente in un atteggiamento di presenza / assenza. Occorre maggiore presenza nel tempo dell’infanzia, una presenza anche con il corpo per trasmettere un nutrimento emotivo, e una maggiore assenza nel tempo dello sviluppo in cui dobbiamo lasciare spazio alla crescita dei figli.

Un bambino inizia a camminare solo quando lascia la mano della mamma, nella separazione dunque c’è la libertà verso il mondo. Non c’è una ricetta univoca per essere buoni genitori – ha concluso la dott.ssa Iacucci –  ma il movimento oscillatorio di presenza e assenza è l’ elemento fondamentale per esserlo”.

Il secondo intervento della serata è stato quello della dott.ssa Laura Serrau, pedagogista  e psicomotricista, che ha invece riportato la sua esperienza lavorativa su base preventivo-educativa di sostegno al bambino e alla famiglia.

“Il corpo del bambino che parla e gioca comunica con noi, questi due sono gli elementi di ascolto su cui operiamo – ha detto la dottoressa Serrau – bisogni diversi in una unità di mente e corpo. I bambini non hanno sovrastrutture e non nascondono ciò che provano, il corpo dà voce a quello che sentono e vivono.

Sin da piccolissimi (ancora dentro la pancia) si formano le tracce mnestiche motorie che ci portiamo fino all’adolescenza e oltre. Per dialogare invece con gli adolescenti dobbiamo saper usare linguaggi diversi, nuovi, come la musica e l’immagine.

Se i genitori si sintonizzano con i propri figli non servono molte parole per capirsi ma basta lasciarli vivere le loro emozioni per ricostruire l’unità mente corpo, essere se stessi è un grande regalo, il corpo è un canale di grande conoscenza da ascoltare”.

Infine la dottoressa Margherita Ferri, logopedista, ha spiegato come si interviene sulla riabilitazione della comunicazione. “Bisogna essere buoni ascoltatori – ha detto – non solo della dimensione verbale ma anche di quella para verbale e non verbale.

I bambini comunicano con espressioni e gesti, sguardo, pianto, questi sono tutti mezzi di comunicazione nei primi mesi di vita.

Per questo bisogna saper ascoltare anche il pianto, gesto comunicativo e poi referenziale. Dopo l’anno di vita il linguaggio cresce, si evolve con le prime parole e poi con le prime frasi;  a 5 anni si inizia la comunicazione pragmatica dove i bambini capiscono cosa possono dire e cosa no.

Dagli errori fatti in autonomia – ha concluso la dott.ssa Ferri – si impara e si cresce, per questo occorre essere propositivi nei confronti dell’adolescenza aumentando la quota temporale di assenza dei genitori.

L’adolescente ha bisogno di sganciarsi dalla famiglia, di sbagliare per capire i propri limiti e crescere, non dobbiamo essere iperprotettivi, ma dobbiamo dare loro un anticipo di fiducia stando sulla porta ad attenerli per condividere la nostra presenza.

Non sempre dobbiamo parlare, dialogare con loro è più una nostra esigenza, dobbiamo saper ascoltare anche il loro silenzio e il loro corpo. Probabilmente non arriveremo mai a capire fino in fondo i nostri figli – hanno concluso le tre esperte – ma per questo dobbiamo dobbiamo diversificarci da loro altrimenti li costringiamo ad un estremo cambiamento di identificazione.

Non proiettiamo sui figli il nostro narcisismo o ciò che non siamo riusciti a fare noi, dobbiamo fare un passo indietro e lasciarli emergere testimoniando loro  la bellezza della vita, il mondo è una palestra di vita e relazione con i pari, con il gruppo. Rispetto, libertà e ascolto sono le tre parole che riassumo l’atteggiamento del buon genitore oggi”.

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