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Fano Calcio: il re è nudo, Gabellini e i suoi errori

gabellini re nudo fano calcioFANO – Non sappiamo se l’Alma a fine stagione riuscirà a salvarsi. Allo stato attuale delle cose l’eventualità sembra in effetti appartenere alla sfera della pura utopia prima ancora che alla dimensione degli accadimenti altamente improbabili. Quello di cui siamo invece pienamente certi è che qualcuno in termini di considerazione e credibilità è già retrocesso da un pezzo.

Alludiamo a patron Gabellini, che sembra ormai divenuto un corpo estraneo alla gente, alla piazza. A Fano intera. Chiuso nel suo voluto isolamento, il presidente granata sta assistendo impotente all’irreversibile tracollo di ogni suo progetto, ammesso che ve ne fosse uno e che avesse una qualche concreta fondatezza.

Non è dato sapere (ché ogni tentativo di dialogo diretto da parte di chi ha il sacrosanto diritto di domandare è per il nostro tabù assoluto) se in questo momento da tregenda sia lacerato da sensi di colpa o stia facendo seri esami di coscienza. Nel dubbio, lo togliamo noi d’impaccio chiedendogli se non ritenga opportuno e indilazionabile, per il bene suo e della nostra santa causa, farsi da parte prima che sia davvero troppo tardi e che la tragedia finisca in farsa.

Dopotutto, è ciò che in cuor suo sembra desiderare da tempo, anche se ogni volta che pare sul punto di prendere la fatale decisione lo vedi inspiegabilmente recedere dalle proprie intenzioni.

Del resto, non ha più alibi, Gabellini, né capri espiatori da sacrificare al cospetto del popolo sovrano. Lui e nessun altro è il responsabile primario dello sfacelo che snodandosi attraverso gli inenarrabili stenti della scorsa stagione, riscattati solo all’ultimo istante, è ora diventato un autentico, penoso calvario. Non reggono più neppure le sterili, faziose argomentazioni di chi lo ha sempre difeso a prescindere (chissà poi perché) né la constatazione che sia lui a metterci i soldi (già, ma come e con quali esiti, di grazia?).

Beninteso, lungi da noi la volontà di pretenderne la lapidazione o la messa alla gogna sulla pubblica via. Molto pacatamente e in totale serenità gradiremmo che in un tardivo scatto di orgoglio e dignità abbandonasse per manifesta incapacità di gestire un club professionistico, ruolo che impone chiarezza di idee, scelte coerenti, disponibilità al confronto democratico, cura dei rapporti con l’esterno, rispetto della passione altrui. Doti che gli fanno palesemente difetto. E non da oggi. Se ne vada, finché è in tempo. Non è poi così necessario che il comandante affondi con la nave. Anzi, in questo caso se esiste una pur minima possibilità che il vascello resti a galla essa passa per l’irrinunciabile destituzione del più alto ufficiale di bordo.

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