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Covid o non Covid, il costo dell’energia elettrica cresce più dei contagi

I dati dell’Osservatorio energia realizzato dal Centro Studi CNA. Paghiamo mediamente il 36% in più degli altri paesi europei.

contatori energia elettricaPESARO – Covid o non Covid c’è una cosa che non è cambiata prima e dopo la pandemia ed è il costo dell’energia elettrica per famiglie e imprese che, anzi, cresce più dei contagi.

L’Osservatorio Energia, realizzato dal Centro Studi CNA, lo documenta attraverso numeri che dimostrano come in Italia l’energia elettrica si paghi mediamente il 36% in più degli altri paesi europei.

Non solo fisco, costo del lavoro e burocrazia dunque: tra i fattori di svantaggio, che penalizzano le nostre imprese nel panorama europeo, vi è anche il prezzo dell’energia elettrica.  I Risultati dell’Osservatorio sono stati citati da Il Sole 24 Ore.

Nel 2019, complessivamente, le imprese italiane hanno sopportato un costo dell’energia elettrica superiore del 36% rispetto alla media dei partner comunitari.

Questo spread diventa abissale quando si considera la classe di consumo fino a 20 MWh nella quale ricadono le imprese micro, piccole e artigiane. Per queste ultime, che rappresentano circa il 99% del tessuto produttivo nazionale, l’energia elettrica costa il 54,3% in più che nel resto dell’Unione Europea.

A rendere così pesante la bolletta elettrica in Italia concorrono sia il prezzo della componente “Energia” decisamente più alto che altrove, sia un prelievo fiscale in bolletta che appare del tutto sproporzionato e che è aumentato notevolmente tra il 2019 e il 2018.

Infine, le imprese micro, piccole e artigiane sono le più penalizzate poiché, oltre a sostenere prezzi maggiori su tutte le componenti che concorrono alla formazione del prezzo finale del Kilowatt/ora (“Energia”, “Rete di distribuzione” e “Oneri e imposte”), rispetto alle imprese di grandi dimensioni si confrontano con una bolletta elettrica mal strutturata.

Le componenti “Rete di distribuzione” e “Oneri e imposte” rappresentano infatti più della metà del prezzo finale. In questo modo le imprese micro, piccole e artigiane sono quindi i soggetti su cui ricade la maggior parte del finanziamento dell’intero sistema energetico nazionale. Una cosa che la CNA considera non più sostenibile e politicamente inaccettabile.

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