Una situazione paradossale che purtroppo si ripete quando le scuole vengono chiuse per motivi emergenziali.
Mentre docenti ed alunni stanno a casa, quando si parla di “sospensione” dell’attività didattica il personale delle segreterie, i collaboratori scolastici ed i tecnici (cosiddetto personale ATA) sono obbligati a presentarsi regolarmente sul posto di lavoro.
Si, perché c’è una differenza sostanziale tra “sospensione dell’attività didattica” e “chiusura”.
La sospensione dell’attività didattica per eventi di straordinaria importanza è paragonabile alla sospensione delle attività nel periodo di vacanze di Natale e Pasqua: la scuola rimane comunque aperta e vengono svolti tutti i servizi tranne le lezioni. Il personale ATA deve recarsi a scuola ma non lo devono fare allievi e docenti.
La chiusura, invece, disposta per gravi eventi o eventi particolari riguarda tutta la comunità scolastica. Quindi anche dirigenti e personale della scuola devono restare a casa.
L’ordinanza della regione Marche, nonostante si parli di emergenza sanitaria, riporta la sola “sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche, universitarie e di alta formazione professionale”.
La riflessione sorge spontanea: poiché il provvedimento scaturisce da una necessità di “prevenzione” che senso ha mandare questi lavoratori comunque a scuola?
La stessa situazione si era ripetuta negli anni del nevone quando, per ragioni di sicurezza, studenti e docenti dovevano starsene a casa e gli uffici erano comunque aperti.
L’incolumità degli uni vale forse meno di quella degli altri? Una riflessione che rimandiamo agli organi competenti.